di Andrea Gianni
Il "calo demografico nazionale" ha ridotto il numero degli iscritti mettendo in crisi i bilanci, almeno secondo le motivazioni fornite dall’azienda ai sindacati. E così ha chiuso i battenti a Roma la scuola Southlands, un istituto privato inglese con 46 anni di storia alle spalle, frequentato nella capitale anche da figli di vip, calciatori e diplomatici. La decisione è stata accolta con preoccupazione anche a Milano, perché la Southlands fa parte del colosso Global Educate che, fra gli altri istituti, controlla la prestigiosa Ics Milan International School in viale Ortles. Per ora non ci sarebbero sul tavolo ipotesi di ridimensionamenti - la Ics tra l’altro ha da poco aperto con un massiccio investimento la nuova sede nel distretto Symbiosis cresciuto attorno a piazza Olivetti e alla Fondazione Prada - ma i tagli romani arrivano in un periodo di rapporti sindacali tesi. Lo scorso 23 novembre i dipendenti della Ics si erano riuniti in assemblea: al centro problemi legati ai contratti, agli orari e ai carichi di lavoro. "Abbiamo sollevato questioni importanti – spiega Maria Cristina Salerno, della Flc-Cgil milanese – e finora non abbiamo ricevuto risposte, non riusciamo ad avere un intelocutore. Quello che è successo alla Southlands di sicuro non è un bel segnale, anche per come è stata gestito questo passaggio". La chiusura della Southlands comporta il licenziamento di 72 dipendenti e mette in crisi i lavoratori dell’indotto, fra cui i docenti liberi professionisti.
Nella comunicazione di apertura della procedura di licenziamento collettivo, che prevede la cessazione delle attività il 30 giugno 2023, la scuola parla di ragioni economiche e di riduzione del numero degli iscritti quale conseguenza del calo demografico nazionale. La Flc-Cgil denuncia "il comportamento ambiguo e non trasparente nelle relazioni sindacali di Southlands". Il sindacato ha chiesto un incontro, mentre per il 13 dicembre è stata convocata una assemblea.