La Cgil batte Uber: Milano, licenziamenti illegittimi revocati ai rider

"L’iniziativa economica in Italia è assolutamente libera, ma se una società di grosse dimensioni decide di andare via dall’Italia e di mandare a casa migliaia di lavoratori senza informare le organizzazioni sindacali in via preventiva sulle ragioni di tale deliberazione è evidente che quella società non ha alcuna considerazione del ruolo che una organizzazione sindacale deve svolgere". È un passaggio della sentenza del Tribunale di Milano che, con una decisione pilota nel settore del lavoro tramite piattaforma, ha dichiarato "illegittimi" i licenziamenti che hanno coinvolto circa quattromila rider di Uber Eats in Italia, dopo la decisione della multinazionale statunitense di lasciare il mercato italiano. Licenziamenti che, quindi, devono essere "revocati" almeno per i ciclofattorini con account attivo fino allo scorso 14 giugno, aprendo un tavolo con i sindacati nonostante i rider siano inquadrati come lavoratori autonomi. Il Tribunale del Lavoro, accogliendo il ricorso presentato dalla Cgil di Milano (con le sigle Nidil, Filcams e Filt) ha dichiarato "la natura antisindacale della condotta di Uber Eats Italy srl consistente nella omissione della procedura di consultazione per la cessazione delle attività del food delivery nel territorio nazionale risolvendo tutti i rapporti di lavoro". E ha ordinato alla società di "avviare con le organizzazioni sindacali ricorrenti le procedure e il confronto previsto in caso di cessazione di attività". Una sentenza che quindi equipara i rider ai lavoratori subordinati nelle procedure che regolano la fine del rapporto di lavoro, dando ragione ai sindacati che hanno contestato le modalità del “licenziamento“, tramite una semplice disconnessione dell’account preceduta da una stringata email.

Il giudice, Luigi Pazienza, evidenzia che "una normativa a tutela del tessuto occupazionale deve essere applicata anche ai rapporti di lavoro cosiddetti eterodiretti", come i rider al centro del ricorso. "È significativo che per la prima volta trovi applicazione in Italia la disciplina delle delocalizzazioni delle multinazionali – spiega la Cgil in una nota – che le responsabilizza nei processi di ristrutturazione. Si dimostra ancora una volta che ai rider devono essere applicati tutti i diritti dei lavoratori subordinati".

Andrea Gianni