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Cronaca

Il fratello del killer di Milano vive nel Bolognese: "Telefonata inaspettata. Mi ha chiesto scusa"

La chiamata al parente di Emanuele De Maria che abita a Pianoro. Lo ha detto ai carabinieri che, sabato, lo hanno ascoltato

Il fratello del killer di Milano vive nel Bolognese: "Telefonata inaspettata. Mi ha chiesto scusa"

Bologna, 13 maggio 2025 – Dopo aver ucciso Chamila Dona Wijesuriya e ferito a coltellate il collega Hani Nasra, Emanuele De Maria aveva telefonato a suo fratello. Non si sentivano spesso e quella telefonata all’uomo, 38 anni, che vive a Pianoro, in provincia di Bologna, era parsa strana. E lo ha detto ai carabinieri che, sabato, lo hanno ascoltato. Cercavano ancora Emanuele, che non si trovava. C’era ancora solo un’ombra nera di sospetto in quella scomparsa, finita tragicamente con una donna uccisa e un volo fatale dal Duomo di Milano, all’ora di pranzo di domenica, tra i passanti sgomenti.

Emanuele De Maria morto suicida dopo essersi gettato dalle terrazze del Duomo di Milano, Polizia Di Stato sul posto, Milano,11 Maggio 2025, Ansa/Andrea Fasani
Emanuele De Maria morto suicida dopo essersi gettato dalle terrazze del Duomo di Milano, Polizia Di Stato sul posto

I carabinieri erano arrivati nell’abitazione di Pianoro mentre erano in corso le ricerche. Emanuele poteva aver cercato rifugio dal fratello, così sono andati a verificare questa ipotesi. Ma il 35enne non c’era. E il famigliare ha potuto solo ricostruire con i militari un rapporto ’distante’. E quell’ultima telefonata, tanto diversa dalle altre. Effettuata da un numero che non era quello di Emanuele. Probabilmente il cellulare della vittima, poi abbandonato in un cassonetto. Una telefonata che col senno di poi è un messaggio di addio: "Mi chiedeva scusa, dicendo che era consapevole dei problemi che aveva causato a me e alla nostra famiglia". Lì per lì, però, l’uomo – che non poteva sapere cosa in quelle ore stava accadendo a Milano – non aveva dato un peso definitivo di confessione a quella chiamata. Sicuramente inaspettata, perché Emanuele non era solito chiamarlo.

Prima di venerdì, si erano sentiti infatti l’ultima volta quando Emanuele aveva saputo di poter accedere al regime di semilibertà. In quella circostanza aveva chiamato il fratello, per chiedergli un appoggio pratico. Era finita lì. Perché il trentacinquenne, che stava finendo di scontare la sua condanna (a 14 anni) per l’omicidio della ventitreenne tunisina Racheb Oumaima, aveva trovato lavoro a Milano, nella reception dell’hotel Berna. Dove ha conosciuto Chamila. Uccisa perché non lo voleva più.