
Pablo Gonzalez Rivas, 48 anni, accusato dell’omicidio della compagna Jhoanna Nataly Quintanilla (foto grande)
Milano, 8 febbraio 2025 – Il cadavere non c’è ancora. Così come manca il movente. Eppure i filmati registrati dalle telecamere di piazza dei Daini 4/2 e gli elementi raccolti dagli investigatori della Omicidi di via Moscova hanno messo in luce una lunga serie di incongruenze e palesi contraddizioni tra il racconto che Pablo Gonzalez Rivas ha accreditato negli ultimi giorni e la realtà ricostruita attraverso i fotogrammi e le testimonianze di chi conosceva bene la salvadoregna Jhoanna Nataly Quintanilla Valle.
Ad esempio, il quarantottenne ha sostenuto nella denuncia ai carabinieri del 31 gennaio che la compagna aveva pensieri di morte. In realtà, i racconti di chi frequentava abitualmente la quarantenne tratteggiano un identikit del tutto opposto. Un identikit che parla di una donna che aveva progetti di vita anche a lunga scadenza: basti dire che una settimana dopo il giorno in cui sarebbe stata assassinata aveva in programma un colloquio di lavoro.
Quella chiamata rivelatrice
E poi c’è un altro dettaglio che non depone a favore dell’allontanamento volontario, ventilato apertamente da Rivas sia nelle parole pronunciate davanti ai militari della stazione Musocco sia durante alcune interviste andate in onda nelle ultime ore: nel tardo pomeriggio del 24 gennaio, prima di rientrare nel monolocale in zona Bicocca alle 18.44, Jhoanna ha chiamato la dottoressa che l’aveva assunta come baby-sitter per informarla che si era portata con sé per sbaglio i guantini di uno dei bambini che accudiva; la conversazione si è conclusa con la promessa della donna che li avrebbe riportati lunedì mattina, dopo il weekend.
E invece la datrice di lavoro, una cardiologa in servizio in un ospedale milanese, l’ha aspettata invano. Ha provato più volte a mettersi in contatto con lei, ma il telefono era sempre spento. A quel punto, ha chiamato il 112, innescando il primo sopralluogo del 28 gennaio.
Smentito dalle immagini
Altra lampante crepa nel castello di bugie: Rivas ha dichiarato che la notte in cui sarebbe andato in scena il femminicidio si sarebbe svegliato nel cuore della notte non trovando Jhoanna, per poi riaddormentarsi anche sotto l’effetto delle pastiglie che usava abitualmente per il sonno.
Peccato che quella versione sia stata completamente smentita dalle immagini, che hanno immortalato il viavai dai box, prima con il borsone in spalla attorno alle 2 e poi con il suo fardello trascinato a fatica verso i sedili posteriori della Punto parcheggiata ai piedi della rampa dei garage. Una menzogna dietro l’altra.