FRANCESCA GRILLO
Cronaca

Cesano Boscone, riscatto taglia e cuci: ecco la sartoria tra lavoro e integrazione

Un luogo dove le donne straniere possono imparare un nuovo mestiere, ma anche a fare gruppo

La sartoria di Cesano Boscone

Milano, 5 maggio 2018 - Salwa ha 35 anni, un anno fa ha fatto i bagagli e dall’Egitto è venuta in Italia. Ha tre bambini piccoli e parla poco italiano, ma sta imparando. «Piano piano», dice sorridendo mentre ritaglia un cuore da un pezzo di stoffa. È insieme a un’altra ventina di donne. Le più giovani hanno neonati in braccio e danno una spinta alla carrozzina con un piede, tra un ritaglio e l’altro. Dietro i bambini che già camminano ci sono le «nonne dell’Auser», come Adele, le pensionate dell’associazione della Terza età che si mettono a disposizione per badare ai bambini mentre le mamme seguono gli incontri per imparare a cucire.

Il progetto parla di «integrazione e imprenditoria femminile», specifica l’assessore al Welfare Mara Rubichi, contenta del «grande successo di un’idea nata per sviluppare competenze tra le donne che si trovano ad attraversare un momento di difficoltà». Sì, perché non ci sono solo straniere. Sono donne che hanno voglia di indipendenza, di autonomia lavorativa. Donne come Aman, 49 anni e quattro figli, che segue il corso per «imparare un mestiere, c’è sempre bisogno di qualcuno che sappia cucire». Ma non è solo la speranza di trovare un lavoro che spinge queste donne a riunirsi per fare qualcosa con le proprie mani. C’è Ola, per esempio, che ha 38 anni e la voglia di cucire le è venuta perché «la maestra ci ha chiesto di fare dei vestiti per la recita. Così l’anno prossimo posso farlo io per i miei bambini». Voglia di integrazione, spesso difficile quando la lingua si sa poco. Voglia di farcela, insomma. Ad aiutarle ci pensa la SunnCoop, un’associazione che tende la mano alle donne in difficoltà, a stretto contatto con i servizi sociali del Comune (finanziatore del progetto).

«Questi incontri servono anche a fare gruppo – spiega la responsabile della coop Giacinta Genovese – cucire è un modo per uscire da situazioni opprimenti, in particolare per donne tagliate fuori dal mondo del lavoro». Fa impressione chiedere a queste donne cosa facevano prima di arrivare in Italia: qualcuna è laureata in medicina, altre erano farmaciste, altre ancora designer. Ma il mondo del lavoro taglia fuori chi già vive situazioni di integrazione difficili. Per questo, il progetto enorme e ambizioso, una volta sondato il terreno nel ciclo di incontri, è di «creare una sartoria sociale – spiega Rubichi – dove le donne possono mettersi alla prova e lavorare. A cucire si può imparare in fretta e con pochi mezzi e c’è sempre più richiesta di brave sarte. Sarà un luogo produttivo dove viene valorizzata l’imprenditoria femminile e la voglia di riscatto sociale».