LUCA BALZAROTTI
Cronaca

Inquinamento da polveri sottili, è ora di cambiare sistema

Il docente della Bicocca, Paride Mantecca: "Il calo si è arrestato, ma bisogna fare di più. E va limitato l’uso delle biomasse"

Inquinamento da polveri sottili

Milano, 8 gennaio 2020 - "Dobbiamo essere obiettivi: le concentrazioni di Pm10 sono sensibilmente diminuite. Ma se negli ultimi anni il calo si è arrestato vuol dire che dobbiamo cercare altri provvedimenti o integrare quelli attuali". Paride Mantecca, professore associato del Dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra (Disat) dell’Università degli Studi Milano Bicocca, è direttore scientifico di Polaris (“Polveri in ambiente e rischio per la salute”), il centro di ricerca che da un decennio studia gli effetti sulla salute del particolato atmosferico.

Professore, quali sono le misure efficaci contro lo smog? "Le principali fonti di emissione di particolato nell’ambiente sono due: il traffico e il riscaldamento. Alle amministrazioni suggerisco un impegno più deciso verso la mobilità dolce e l’elettrico e l’individuazione di aree con traffico limitato. E una maggiore attenzione alle emissioni provocate dalla combustione di biomasse, dopo anni di politica nazionale che le incentivava per il riscaldamento". Poi cos’è successo? "Ci si è accorti del potenziale tossico e degli effetti negativi sulla salute. Aumentando le emissioni da biomasse non si diminuisce il particolato ma si peggiorano le conseguenze sulla salute: è scientificamente provato". Cosa rimprovera a politici e amministratori? "Innanzitutto vorrei riconoscere gli aspetti positivi". Quali? " Negli ultimi dieci anni sono stati compiuti passi in avanti, a cominciare dal recepimento della direttiva europea legata al limite dei giorni di sforamento dei livelli di particolato nell’aria. Milano, intesa come Città metropolitana, ha messo in atto diverse misure: penso ad azioni a medio lungo periodo come la conversione delle tecnologie dei mezzi di trasporto a favore di soluzioni come quelle elettriche accompagnate da incentivi. Un impegno oneroso su cui insistere". Che effetto le provoca leggere la babele di restrizioni diverse adottate a pochi chilometri di distanza? "Questo è un guaio. Grosso. Ogni tentativo di limitare l’inquinamento è fallimentare se non viene adottato in modo uniforme almeno a livello regionale. E non mi riferisco alla sola Lombardia, ma almeno a un’area come l’intera Pianura Padana. Meglio ancora se in tutto il nord Italia". Missione quasi impossibile... "Qualche anno fa ci fu un tentativo di uniformare i provvedimenti tra Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. Un’iniziativa naufragata a causa delle divergenze emerse. Eppure è deleterio pensare a limitazioni diverse da una provincia all’altra. Su questo purtroppo siamo in ritardo: basti pensare che solo ultimamente siamo riusciti a estendere fuori dai capoluoghi di provincia le restrizioni al traffico. Avremmo dovuto arrivarci dieci anni fa". La ricerca, invece, a che punto è arrivata? "Dobbiamo riuscire a prestare più attenzione ai particolati di dimensioni più piccole, alle particelle ultrafini e alle nanoparticelle perché più le frazioni sono piccole, più gli effetti negativi sulla salute si accentuano. Questo spiega anche perché la diminuzione del Pm10 non è stata accompagnata da un calo dei ricoveri o delle patologie associate al particolato".