
Il pm Paolo Storari ha coordinato l’inchiesta della Gdf, sequestrati 600mila euro
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Milano - Così facevan tutti. Non solo la Cisl, come già era emerso, ma anche Cgil e Uil secondo la Procura. A indagini ormai chiuse è truffa aggravata ai danni dell’Inps il reato contestato a una quarantina di persone. Sono per lo più funzionari e qualche dirigente di sigle territoriali lombarde dei sindacati confederali, che ora rischiano il processo insieme ad alcuni imprenditori. Il trucco prevedeva contratti "fittizi" stipulati tra aziende compiacenti e lavoratori assunti solo sulla carta, con la presunta regia di Cisl, Uil e Cgil, che avrebbero tratto da questo "sistema", attivo pare addirittura dal ‘91, un doppio vantaggio.
I finti dipendenti per almeno 6 mesi (ossia il periodo di prova) ricevevano lo stipendio dalle imprese, anche se di fatto prestavano servizio per le associazioni sindacali. E poi - una volta assunti dalle rispettive aziende - venivano subito "distaccati" in "aspettativa sindacale non retribuita": a quel punto erano i sindacati a pagare i loro stipendi, come prevede la legge, ma i contributi previdenziali venivano versati dall’Inps, ignaro di tutto. Una "frode" nella quale i lavoratori sarebbero stati "meri strumenti del meccanismo".
Nel corso dell’inchiesta del pm Paolo Storari, il Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf ha anche sequestrato oltre 600mila euro ad una serie di sigle: dalla Cisl Milano Metropoli alla Filca Cisl Milano Metropoli fino all’Unione sindacale territoriale Cisl Bergamo, alla Fisascat Cisl di Brescia alla Felsa Cisl Lombardia e altre. Fra quelle emerse dai successivi approfondimenti ci sono la Uilm Milano Monza e Brianza, la Uiltec Milano Metropolitana e la Ur Uil Lombardia e poi la Filcams Cgil Ticino Olona, la Filcams Milano, la Fillcams Re e la Fiom di Milano.
Tra i 41 indagati che ora rischiano il rinvio a giudizio ci cono Gilberto Mangone, ex segretario generale aggiunto della Cisl Milano Metropoli e il segretario della Cisl di Brescia Alberto Pluda e poi il dirigente ora nazionale della Cisl Daniel Zanda, il segretario lombardo dei metalmeccanici della Uil Vittorio Sarti, il segretario della Uiltec milanese Fabio Pennati.
«Attendiamo l’esito degli accertamenti con piena fiducia del lavoro della magistratura", dichiarò il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra quando le indagini divennero pubbliche. Resta da capire perché alcune imprese si prestassero al gioco: probabilmente per garantirsi una pace sindacale in azienda. Tra le varie testimonianze agli atti, una ex responsabile delle politiche lavorative della Cisl Lombardia ha spiegato al pm Storari che dieci anni fa al sindacato le dissero che "per risparmiare" l’ avrebbero fatta assumere da una società di loro amici.
"E che dopo 6 mesi mi avrebbero “distaccato“ per ottenere un risparmio contributivo. Mio malincuore accettai tale proposta". Quando l’azienda poi però finì in liquidazione, lei si sarebbe rivolta al il segretario della Cisl Lombardia "avendo paura di perdere il mio posto di lavoro". "Hai firmato tu il distacco sindacale - le avrebbe risposto lui - e quindi sei anche tu responsabile, nella vita esistono due tipi di uomini, gli uomini liberi e i servi". E lei: "Allora chiamami serva".