
I danni dell'incendio
Milano - Libri carbonizzati, dischi, armadi sventrati e cavi sopra un cumulo di macerie annerite. Il tetto non esiste più. Sparite anche le pareti. Colpa dell’incendio che ha cancellato una porzione di solaio alla scala C del caseggiato Aler al civico 5 di via Faà di Bruno, a pochi passi da piazzale Cuoco, nella zona di Molise-Calvairate. "Sono stata svegliata alle 3.30. C’erano ragazzi che sui pianerottoli gridavano 'Al fuoco! Al fuoco!', allora mi sono vestita e sono scesa in cortile in fretta. Poi sono risalita a prendere i documenti. Nel frattempo i vigili del fuoco erano già all’opera per spegnere le fiamme in cima al palazzo. È stato tremendo. Siamo tutti rientrati a casa alle 5", racconta una residente della scala C. In poco tempo, tutte le 20 famiglie della palazzina si sono ammassate in giardino, guardando il rogo che inghiottiva la soffitta. Sul posto è intervenuta anche la polizia, finché i pompieri non hanno domato l’incendio. Le cause sono da accertare.
Nessuno per fortuna è rimasto ferito né intossicato, e non ci sono appartamenti inagibili. Ma le fiamme hanno rappresentato per i cittadini l’occasione per chiedere "più sicurezza e più cura" degli spazi. "Certe scale hanno il portoncino perennemente rotto. Può entrare chiunque, così come dal cancello principale. E non abbiamo neppure il custode", evidenzia un’inquilina. In un primo momento si era ipotizzato che il solaio fosse un luogo di rifugio per senza dimora e sbandati e che le scintille si fossero sprigionate da un tentativo maldestro di scaldarsi. In realtà "il nostro portoncino rimane chiuso, la serratura è stata riparata e solo noi abitanti abbiamo la chiave", sottolineano i residenti. Più probabile, evidenziano gli stessi cittadini, "è che il sottotetto sia meta di ragazzi, che lo utilizzano come luogo di ritrovo notturno". Le indagini sono in corso, anche con l’aiuto delle telecamere di sorveglianza del cortile che potranno aiutare a capire se qualcuno sia entrato dall’esterno durante la notte. "Ma intanto chiediamo una sistemazione definitiva degli spazi. Quelle soffitte non sono mai state assegnate, sono “di nessuno“ e quindi rappresentano una calamita per chi cerca un rifugio o un luogo di ritrovo", concludono gli inquilini, sottolineando che "occorre anche trovare soluzioni sulle occupazioni abusive, valutando caso per caso, in modo che ci sia ordine e legalità".
Carmela Rozza, consigliera Regionale Pd, attacca Regione e Aler: "Faà di Bruno è la dimostrazione di come facciano decadere il loro patrimonio, lasciandolo in mano ai delinquenti. Servono regole e interventi puntuali per porre fine a questa catena di degrado. L’incendio è la dimostrazione che ad abbandono si aggiunge abbandono".