NICOLA PALMA
Cronaca

In trappola una coppia di usurai. La Junta, i 13mila euro di debiti e la busta con i soldi fotocopiati

La peruviana di 37 anni faceva parte di un gruppo di dieci persone che si prestavano contanti a vicenda. Asfissiata dalle richieste di denaro, ha denunciato tutto in commissariato. Così sono scattate le manette.

In trappola una coppia di usurai. La Junta, i 13mila euro di debiti e la busta con i soldi fotocopiati

Nel Paese di origine, i legami di parentela mettono al riparo (almeno in teoria) da spiacevoli sorprese: tutti pagano i debiti in maniera solidale, garantendo che nessuno ci rimetta. L’esportazione del metodo all’estero porta con sé l’inevitabile diluizione dei rapporti tra i "soci", che quasi sempre hanno in comune solo la nazionalità, e l’incremento del rischio di finire con l’acqua alla gola per mancanza di liquidi. Ed è proprio da questa spirale che giorno dopo giorno è stata risucchiata una trentasettenne peruviana, che per saldare i conti con gli altri partecipanti ha dovuto ricorrere ai prestiti a tassi da usura di una coppia di connazionali, che volevano costringerla a pagare 25mila euro in più del dovuto.

I due, il trentasettenne Christian Z. e l’ex moglie quarantottenne Mirtha B., sono stati arrestati sabato sera dalla polizia per estorsione aggravata e portati a San Vittore; i documenti che avevano in casa fanno pensare a un’attività da strozzini ben più estesa. Andiamo per ordine. Prima di raccontare la fase finale dell’inchiesta-lampo, bisogna spiegare il meccanismo di funzionamento della Junta. Dieci, quindici o venti persone si riuniscono per prestarsi denaro a vicenda: uno di loro svolge il ruolo di cassiere e gli altri contribuiscono con una quota a testa (solitamente 500 euro), che versano ogni trenta giorni per una durata che può variare da 12 a 15 mesi. Colui che presiede il "Consiglio" può gestire così un’ingente somma di denaro (fino a 60mila euro) da spendere in un progetto, con l’assicurazione che alla fine il capitale investito verrà reso ai partecipanti.

Non basta: ogni mese, i "soci", ognuno all’insaputa degli altri, decidono quanto versare effettivamente, scrivendo su un biglietto un numero compreso tra 0 e 500; chi inserisce la cifra più alta si aggiudica il premio, che il cassiere deve pagare subito. Finita? No, perché proprio questo aspetto aleatorio e quasi da gioco d’azzardo può riverberarsi sul gestore della cassa, chiamato a coprire gli ammanchi di tasca propria. È la situazione in cui si è trovata la trentasettenne, che a un certo punto si è rivolta ai due ex coniugi per chiedere un aiuto economico.

I 13mila euro sono arrivati puntuali, tanto quanto la richiesta di restituzione a un tasso d’interesse del 15% mensile: da gennaio 2023 a maggio 2024, la donna ha pagato 25mila euro, in un crescendo di tensione che ha inciso pure sul suo matrimonio. Nell’ultimo periodo, i due presunti strozzini si sono fatti sempre più pressanti: le intimidazioni sono arrivate persino ai familiari della donna in Perù; e l’ex marito è venuto a sapere che alcune persone si sono presentate nella chiesa che frequenta a Milano, mostrando un’arma sotto la maglietta. Così la sudamericana ha deciso di sporgere denuncia agli agenti del commissariato Monforte Vittoria, che, dopo aver trovato riscontri alla storia, hanno organizzato una consegna simulata di mille euro fotocopiati, attirando in trappola Christian Z. e Mirtha B.: appena i due hanno preso la busta gialla, sono scattate le manette. A casa di lui, in zona Corvetto, gli agenti, coordinati dal dirigente Manfredi Fava e dal pm Maurizio Ascione, hanno sequestrato più di 8mila euro e un block notes con nomi e somme di denaro. Altra contabilità da decifrare è stata intercettata nell’appartamento di lei, nello stesso quartiere, dove sono state ritrovate due agendine.