
di Nicola Palma
Al momento, l’unica certezza è che l’incendio è divampato da un solo innesco. La pista dolosa sembra essere quella privilegiata, anche se gli accertamenti investigativi sono appena iniziati e l’evento accidentale non può essere ancora escluso. A destare sospetti e alimentare possibili piste è il fatto che la notte scorsa siano andate a fuoco tre auto utilizzate dai tecnici di Metropolitana Milanese, una Panda e due Yaris di colore bianco parcheggiate davanti all’edificio al civico 1 di via Tommaso Pini, una traversa di via Rombon, a due passi dalla stazione di Lambrate.
In quello stabile ci sono alcuni uffici amministrativi della Direzione Casa della municipalizzata, che si occupa di gestire gli alloggi popolari di proprietà del Comune; tuttavia, davanti al cancello d’ingresso non ci sono cartelli o insegne che informino della presenza del presidio Mm, e per di più la stessa palazzina ospita pure una scuola steineriana, la sede dell’Amat (l’Agenzia mobilità ambiente e territorio) e un centro di aggregazione giovanile del Municipio 3. Tradotto: il legame tra le macchine e Mm non è affatto immediato, anche perché altri veicoli posteggiati sugli stalli riservati non sono stati coinvolti dalle fiamme; senza dimenticare che né sulla Panda né sulle Yaris c’era il simbolo della società. Dopo il primo intervento di vigili del fuoco e Volanti, l’indagine è passata agli agenti del commissariato Lambrate, guidati dal dirigente Nunzio Trabace. Si parte dalla ricerca di telecamere di videosorveglianza che possano aver ripreso l’arrivo di qualcuno o l’eventuale via di fuga. Se accantoniamo l’ipotesi dell’evento accidentale, ne restano tre sul tavolo, tutte accomunate dal dolo. Una porta a un piromane, che avrebbe agito senza un motivo preciso.
Nella zona aveva colpito a più riprese nel 2021 un quarantunenne con problemi psichici, arrestato proprio dai poliziotti di via Maniago e dai carabinieri della Compagnia Monforte nell’agosto scorso per l’incendio appiccato cinque mesi prima davanti alla sede di Sos Lambrate e per una serie di raid incendiari andati in scena nella prima metà dello scorso anno in corso XXII Marzo, corso Plebisciti, via Aselli, viale Montenero, via Sannio, viale Bligny, via Piranesi e via Fantoli. Stando a quanto risulta, però, l’uomo non è ancora tornato in libertà, e di conseguenza non può essere lui l’autore del raid di via Pini.
La seconda ipotesi porta a un blitz vandalico, una bravata se così possiamo definirla: pure in questo caso, l’obiettivo sarebbe stato scelto casualmente. L’ultima pista porta infine a un gesto diretto proprio contro Metropolitana milanese, anche se, come detto, le livree delle auto non ne riportavano la scritta sugli sportelli anteriori né in altri punti della carrozzeria.
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