SIMONA BALLATORE
Cronaca

L'impresa di Lorenzo: Milano-Parigi in bici per dare un nome ai bimbi invisibili / VIDEO

Ha percorso 1.182 chilometri in soli sei giorni per sostenere la causa della Comunità di Sant'Egidio

Lorenzo Bellucco

Milano, 20 luglio 2016 - Dal Duomo alla Tour Eiffel in bicicletta, in soli sei giorni; una pedalata lunga 1.182 chilometri non fine a se stessa ma dedicata ai bambini “invisibili”, sconosciuti all’anagrafe, spesso vittime di reati o arruolati come soldati, bimbi fantasma. In sella Lorenzo Bellucco, 27enne di Milano, con una passione grande per le due ruote. È arrivato al traguardo della sua prima impresa: oggi si chiude la campagna di crowdfunding “Cycling against oblivion” che lo ha accompagnato lungo l’itinerario Milano-Parigi. Tappa dopo tappa.

Com’è nata l’idea del Tour benefico? "Ho sempre avuto la passione per la bicicletta, sin da piccolo, è un vizio di famiglia; percorro 10mila chilometri all’anno e faccio anche Triathlon, milito nella Cus Pro Patria di Milano. Tornando a casa da un allenamento è arrivata la decisione: quest’anno ferie in bici. Nel frattempo sono entrato in contatto con la Comunità di Sant’Egidio e ho avuto il modo di conferire al viaggio un risvolto sociale".

Dando visibilità ai bambini invisibili. "Sì. Il progetto è volto a finanziare la registrazione anagrafica di questi bambini, un tema che purtroppo non è molto conosciuto. Non se ne parla. E questo mi ha dato uno stimolo in più, mi sono dovuto documentare anch’io e ho cercato di utilizzare anche i social per far conoscere meglio la situazione".

Una pedalata solitaria ma “pubblica”. Quanto i social network le hanno tenuto compagnia? "Molto, e sono rimasto davvero colpito. Io aggiornavo due o tre volte al giorno la pagina, raccontando le tappe e mi hanno seguito in tanti. Mi sono arrivati molti messaggi di tifo e sostegno. Oltre ad amici e parenti ho sentito l’affetto di persone che non ho mai conosciuto e che forse non incontrerò mai. È stata la sorpresa più bella. Per me è stata un’esperienza fisica ma anche spirituale, formativa".

La tappa che le è più rimasta nel cuore? "Le prime due sono state le più dure, con tanta montagna. Una delle tappe che ricorderò di più è quella sulla Loira. Ho deciso di prendermi i miei tempi e di fermarmi quando un posto meritava la sosta anche se le tappe erano ferrate e avevo una scadenza precisa: domenica dovevo essere ad ogni costo a Parigi".

Pronto a ripartire, insomma. "La raccolta fondi chiude oggi ed è andata meglio del previsto, abbiamo superato i 3.400 euro. Non avevo mai fatto nulla di simile e non ero mai stato coinvolto in un’iniziativa benefica. È stata la soddisfazione più grande della mia vita. L’idea di ripartire c’è già. Non so ancora dire quando ma so di per certo che è stata la mia prima volta, non l’ultima".