Dal caso Terry Broome a mister Startup: s’è fatta più spietata la Milano che fa soldi

Filo comune la cocaina, in abbondanza. La “città da bere” con yuppie e modelle degli anni Ottanta fu squarciata da un delitto. Oggi l’arresto dell’imprenditore ha svelato un volto ancora più degradato e violento. E chi festeggiava a Terrazza Sentimento tace

La cronaca del “Giorno“ degli anni ’80

La cronaca del “Giorno“ degli anni ’80

Milano, 16 novembre 2020 - La coca a fiumi e i festini dei vip, le modelle e il playboy, sullo sfondo una città da sniffare. Somiglia alla metropoli del 2020 in piena crisi post virus, invece è la Milano da bere di metà anni ’80 che rispunta dagli archivi delle cronache. Non la storia di questo allucinato “mister Startup“ pieno di denaro e della sua brutale violenza su un’aspirante modella diciottenne, legata e stordita fino a diventare "una bambola di pezza" nelle sue mani, come ha scritto il giudice. Uno come questo Alberto Genovese, imprenditore di successo in pieno delirio di onnipotenza da coca e che solo ora - dal carcere - dice di essere malato e di volersi curare.

Quella del lontano 1984 è la storia di un’altra modella, lei cocainomane e un po’ più grande: aveva 26 anni quando prese una pistola e sparò al playboy che non l’aveva violentata ma la perseguitava come uno stalker, si direbbe oggi. Terry Broome si chiamava la bella ragazza di origini americane che per il suo gesto non premeditato e chissà quanto consapevole finì per diventare l’icona (negativa, ma solo un po’) di un’epoca in cui a Milano tutto sembrava possibile: i soldi, la moda, Craxi al governo, persino una fragile e avvenente modella che si fa giustizia da sola.

Terry era fidanzata con il gioielliere Giorgio Rotti, 31enne rampollo della buona borghesia un po’ sovrappeso, che amava girare con una Smith & Wesson alla cintura. Fu la pistola che Terry gli prese per uccidere Francesco D’Alessio, 40enne figlio dell’avvocato romano Carlo, principe del foro ma ancora più celebre come allevatore di purosangue. Molto ricco, D’Alessio jr. viveva a Milano e non aveva mai avuto bisogno di lavorare. Però era alto e sportivo, giocava a rugby, a tennis e aveva sposato una fotomodella, Cheryl Stevens, famosa nei primi anni ‘80, che lui però aveva lasciato quasi subito per concentrarsi sulle sue vere passioni: il tavolo verde e le donne.

Tra le poche che lo avevano respinto c’era Terry, che però durante una delle allegre notti in una villa brianzola, dopo aver litigato furiosamente col fidanzato aveva ceduto alle avance di due amanti occasionali finendo in un’orgia. Anche D’Alessio tentò di infilarsi nel suo letto, quella sera, ma non ci fu verso. Da allora cominciò a inseguirla da stalker, fin quando incappò nella sua “preda” in compagnia del fidanzato al Nepentha, il locale notturno in piazza Diaz. Quella sera il playboy minacciò Rotti, seguì Terry alla toilette e quando lei riaprì la porta del bagno se lo trovò piazzato davanti con la patta aperta e un sorriso beffardo. Era il suo modo per umiliarla, non sapeva che sarebbe stata anche la sua condanna a morte.

Di festa in festa D’Alessio rincasò solo all’alba in corso Magenta, dove abitava anche Carlo Cabassi, erede della nota famiglia e suo amico da sempre. Dormiva da poco quando al citofono sentì quella voce: "Sono Terry, fammi salire". Si illudeva che lei ci avesse ripensato, ma dall’ascensore vide comparire per prima la canna della pistola che la modella aveva sottratto al fidanzato. E di lì a poco, dopo una discussione e l’ennesima dose d’insulti ricevuti, l’imprevedibile ragazzina sparò prima due colpi a vuoto e poi a D’Alessio non una ma tre volte fino ad ucciderlo. Finì a processo a poi in carcere Terry Broome, ma anche nel film dei Vanzina Sotto il vestito niente e persino in una canzone dei Pooh. Una storia molto diversa, la sua, da quella dei festini di oggi nell’attico vista Duomo e della povera diciottenne finita come una bambola di pezza nelle mani del suo torturatore.  

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