Immobili presi all’asta e “gonfiati“. Sequestro preventivo da 39 milioni

L’organizzazione composta da 75 società faceva capo a due imprese di Cornaredo e Settimo Milanese. Le cartiere intestate a prestanome evadevano le tasse sulle compravendite e creavano falsi crediti Iva.

Immobili presi all’asta e “gonfiati“. Sequestro preventivo da 39 milioni

Immobili presi all’asta e “gonfiati“. Sequestro preventivo da 39 milioni

All’interno dell’organizzazione ognuno aveva un ruolo ben definito: c’era chi stanziava i fondi e chi partecipava alle aste, spesso deserte, per acquistare beni immobili, sia industriali che commerciali, di modesto valore economico, quasi sempre in stato di abbandono, con pesanti vincoli d’uso e che comunque avevano bisogno di importanti (e costosi) interventi di ristrutturazione. Poi, una volta acquistati gli immobili a prezzi bassissimi, c’erano professionisti abilitati compiacenti che facevano perizie di stima sugli immobili aumentando il loro valore di mercato in modo esponenziale, motivando l’aumento di valore con irrealistici e falsi lavori da eseguire, come ad esempio la realizzazione di centri commerciali. Il caso più eclatante è quello di un immobile acquistato all’asta nel dicembre 2016 a un prezzo di 155mila euro e rivenduto a giugno 2017 per 33 milioni di euro.

L’organizzazione composta da 75 società cartiere nel settore della compravendita immobiliari avrebbe creato crediti Iva fittizi attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti per circa 690 milioni di euro. La maxi frode fiscale è stata scoperta dalla guardia di finanza di Rho e nelle scorse ore i militari del comando provinciale della guardia di finanza di Milano hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal gip del Tribunale di Milano, relativo a beni immobili e conti bancari riconducibili a due amministratori di fatto del gruppo di imprese e al loro consulente fiscale, per un ammontare di circa 39 milioni di euro.

Le operazioni hanno interessato, oltre all’Italia, anche Austria e Croazia. Le indagini dei finanziari rhodensi sono iniziate in seguito di alcune anomalie riscontrate dalla documentazione acquisita durante alcuni controlli fiscali nei confronti di due società con sede a Cornaredo e Settimo Milanese.

La complessa attività di indagine ha consentito di scoprire l’esistenza dell’organizzazione con società cartiere intestate a prestanome che, oltre a non versare le imposte sulle operazioni effettuate, consentivano la creazione di crediti Iva fittizi in capo alle società acquirenti, che venivano utilizzati per il pagamento di altri tributi oppure ceduti a titolo oneroso a imprese terze, tramite l’istituto dell’accollo.

A conclusione delle indagini sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Milano gli amministratori, il consulente fiscale e altri quattro soggetti, per il reato di associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture per operazione inesistenti e indebita compensazione di crediti Iva inesistenti.

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