NICOLA PALMA
Cronaca

Il tir valenciano col maxi carico

Bloccato dalla Mobile un camion sulla A4: in un vano nascosti 350 chili di hashish. Arrestato l’autista incensurato. Sequestrato un cellulare criptato anti-intercettazioni. La rotta della droga sulla direttrice Marocco-Spagna-Milano.

di Nicola Palma

Un telecomando con le lettere A, B, C e D su quattro tasti. Un magnete sul pavimento. E un complicato congegno per sbloccare la centralina interna e aprire un vano nascosto pieno di droga. L’indagine della Squadra mobile sul maxi carico di hashish scovato martedì pomeriggio su un tir Volvo proveniente dalla Spagna è appena iniziata: al setaccio degli investigatori della Narcotici rubriche e contatti registrati sui tre telefoni sequestrati all’autista e proprietario del camion, il trentaquattrenne incensurato Carlos Murcia Villanueva; a cominciare da un Aquarius non intercettabile e con la memoria interna cancellabile da remoto. Intanto, però, un primo, significativo risultato, è già stato conseguito: tolti dal mercato 350 chili di “fumo“ destinati alla piazza milanese. L’operazione di tre giorni fa nasce da una serie di controlli mirati sulle principali arterie di accesso alla città: nel primo pomeriggio, attorno alle 14, i segugi della Narcotici, guidati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Domenico Balsamo, “agganciano“ un camion con targa iberica e iniziano a seguirlo. Dopo la consegna di alcuni pacchi in una ditta di spedizioni, il Volvo rientra sulla A4 dalla barriera Est, ma a un tratto si ferma in un’area di sosta lungo la corsia d’emergenza, come se il conducente stesse aspettando qualcuno. A quel punto, gli investigatori decidono di controllare il veicolo. Murcia Villanueva, sconosciuto agli archivi delle forze dell’ordine, si mostra subito nervoso: fa vedere ai poliziotti il rimorchio vuoto e richiude frettolosamente il telone. Gli uomini dell’Antidroga, però, approfondiscono le verifiche, anche perché sin da subito sentono un odore particolarmente forte, tipico dell’hashish. L’arrivo delle unità cinofile toglie ogni dubbio: la droga c’è, i cani tirano con insistenza verso una paratia di metallo in fondo al rimorchio; peraltro, i bulloni che dovrebbero ancorarla al resto della struttura sono finti, segno che lì dietro potrebbe celarsi un vano artificiale.

Gli agenti aprono un primo squarcio con un trapano e notano alcune grosse confezioni di colore nero. Di più: nella cabina del tir vengono trovati il telecomando con i quattro pulsanti e un magnete, che però Murcia Villanueva cerca di spacciare per una calamita che gli serve per aprire un garage a Valencia. E invece è proprio quel magnete la chiave di tutto: bisogna posizionarlo su un bullone e poi digitare una combinazione di tasti sul telecomando per aprire il forziere. Ed ecco il carico: 43 parallelepipedi di hashish per un peso complessivo di 350 chili. A chi era destinata la droga? Il conducente, arrestato e portato a San Vittore, Lui dice di non conoscere i destinatari della spedizione, anzi sostiene che a un certo punto gli si sia stato detto che la consegna era stata annullata e che doveva tornare in Spagna col carico. Versione ritenuta poco credibile dalla polizia. Sotto la lente il resto del materiale sequestrato: dal satellitare, per ricostruire a ritroso i movimenti del tir, ai tre telefoni; a destare attenzione è soprattutto l’Aquarius, un apparecchio non proprio da principianti e che probabilmente è stato fornito al corriere da un gruppo criminale organizzato e ben strutturato. Allargando il discorso, il blitz di martedì non fa che confermare una tendenza più volte fotografata dalle indagini e cristallizzata dalla relazione 2020 della Direzione centrale per i servizi antidroga del Viminale: la rotta più battuta dai narcos dell’hashish è sempre quella che segue la direttrice Nordafrica-Spagna-Italia. I carichi passano lo stretto di Gibilterra stivati "su mezzi navali veloci" o a bordo di "piccoli vettori aerei" che dal Marocco raggiungono l’altra sponda del Mediterraneo "attraversando lo spazio aereo algerino".

Dalla penisola iberica, poi, i panetti vengono caricati su auto o camion come il Volvo intercettato sulla A4, diretti in Lombardia, oppure su imbarcazioni che fanno il trasbordo al largo delle coste italiane, in particolare tra Liguria e Toscana. Nel 2019, si legge nel report della Dcsa, nel territorio della Città metropolitana di Milano sono stati sequestrati complessivamente 912,54 chili di “fumo“, pari al 9,81% del quantitativo nazionale.