Se a una super sfida di Champions o a un big match di campionato si può anche rinunciare (la partita in tv con gli amici costa meno ed evita stress), è molto difficile che papà e mamme disertino le partite dei propri figli. Ecco perché il calcio giovanile, grazie alle decine di migliaia di tesserati in Lombardia, è un altro business che pesa non poco sui bilanci familiari. Dalle mini sfide senza arbitri dei “Piccoli amici“ (under 7) alle partite più impegnative degli Juniores (under 19), non c’è categoria che esenti dal ticket d’ingresso (rare le eccezioni dove si può assistere gratuitamente). Si va dai 3 euro per i più piccoli ai 10 per i campionati dei più grandi, ma in media il biglietto costa 5 euro (categorie Giovanissimi e Allievi), poi maggiorato dai diritti di prevendita (!) perché ora tanti club impongono l’acquisto on-line. Insomma, moltiplicando almeno per due (i genitori, perché fratellini e sorelline non pagano), è già qualcosa, visto che poi vanno aggiunte spese al bar e quelle per le trasferte. E non parliamo solo dei tornei “panino e salamella“, che servono ai ragazzi per divertirsi e alle società per far cassa (considerati gli aumenti dei costi di gas, energia e acqua), ma anche dei campionati veri e propri.
Se a Milano è una prassi far pagare per le partite dei ragazzi, quest’abitudine non è diffusa in tutte le province. In alcuni casi, il “contributo“ richiesto è “simbolico“ (3 euro). A livello regionale non esiste una regola scritta: tutto è rimandato al buon senso delle società, le uniche che possono decidere se far pagare o meno. G.M.