REDAZIONE MILANO

Il segnale dalle periferie: "Palazzi, trasporti e stadio. Ora la politica dia le carte"

Il professor Enrico Landoni, esperto di storia milanese: no alla città-condominio "Colmare il gap tra “zone a 15 minuti“ e chi resta ai margini, serve una visione".

Il professor Enrico Landoni, esperto di storia milanese: no alla città-condominio "Colmare il gap tra “zone a 15 minuti“ e chi resta ai margini, serve una visione".

Il professor Enrico Landoni, esperto di storia milanese: no alla città-condominio "Colmare il gap tra “zone a 15 minuti“ e chi resta ai margini, serve una visione".

di Andrea Gianni

MILANO

"Le periferie di Milano non sono le banlieue di Parigi, ma quello che sta succedendo è sintomo di un forte disagio dovuto anche a scelte politiche senza una visione chiara del futuro". Enrico Landoni, professore di Storia contemporanea, ha pubblicato diversi saggi sulla storia politica e amministrativa del capoluogo lombardo, attento osservatore delle dinamiche delle città e della sua trasformazione.

I disordini al Corvetto hanno riportato sotto i riflettori la questione delle periferie. Quali risposte si potrebbero dare?

"Le strumentalizzazioni politiche sono inevitabili, ma non fotografano la realtà. I problemi delle periferie di Milano non possono essere paragonati a quelli delle banlieue, ma senza dubbio ci sono criticità. Su questo tema, centrale per la vita di Milano, al di là del colore politico c’è stata una mancanza di visione negli ultimi anni".

È venuto meno un disegno chiaro, da parte del pubblico, sullo sviluppo dei quartieri?

"La politica ha esternalizzato a soggetti che non sono pubblici le linee guida per lo sviluppo di alcune zone, come ad esempio San Siro. L’alleanza pubblico-privato è fondamentale, però la politica deve dare le carte, esporre un disegno e individuare con un processo di selezione quali sono i privati disposti ad accompagnare il potere pubblico nella gestione del territorio. Tutto questo, negli ultimi anni, è venuto meno. Milano non può essere una città-condominio. Qualcuno diceva che per governare Milano serve un buon amministratore di condominio, ma io non sono d’accordo. La gestione ordinaria non basta, serve una visione chiara. Non si può dire che le periferie sono abbandonate, perché anche al Corvetto c’è una vivace realtà associativa, ma si creano situazioni di rabbia e ghettizzazione e questo è legato anche ai problemi irrisolti nella gestione delle case popolari".

Ha citato il caso di San Siro. Come vede il futuro del quartiere?

"San Siro è l’esempio di come, senza una visione politica, gli interessi privati possano avere la meglio su quelli pubblici. Da sempre la vocazione di quella zona era come cittadella dello sport e area residenziale pubblica. Adesso non ho capito quali sono le intenzioni del Comune, come vorrebbe muoversi, di fronte agli interessi privati in gioco, per fare il bene della collettività".

Un nodo cruciale è anche la questione dei trasporti.

"L’idea della “Milano a 15 minuti“ è splendida e la rete metropolitana è efficiente, un fiore all’occhiello, anche se di contro abbiamo una rete del trasporto di superficie con molte criticità irrisolte. Ci sono zone che rimangono in un cono d’ombra, e qui ci ricolleghiamo al tema delle periferie. Si rischia di creare un fossato tra chi abita nelle “zone a 15 minuti“ e chi nei quartieri rimasti ai margini. Una cerchia dove tutto è vivace ed efficiente, mentre all’esterno si concentrano i problemi. Questo non è nello spirito di Milano, una città che è sempre stata capitale dell’accoglienza e della solidarietà dove negli ultimi anni si è creato un gap che va colmato".

Un’idea di rigenerazione urbana ha mostrato la sua debolezza, e decine di progetti sono finiti al centro di inchieste della Procura. Il “salva Milano“ è la soluzione?

"Va bene se serve per fluidificare dei processi, ma il problema di fondo è quello di un controllo, anche soft e non burocratico, da parte della politica. Il Consiglio comunale dovrebbe avere un ruolo più proattivo anche sull’urbanistica. Altrimenti si creano situazioni al di là del bene e del male come quella delle Residenze Lac al Paco delle Cave (uno dei cantieri posti sotto sequestro, ndr), dove ci sono famiglie che hanno già acquistato gli immobili e non sanno quale sarà il loro destino".

I prezzi delle case in aumento stanno spingendo numerose famiglie fuori Milano. Ci sarà un assestamento?

"È un problema enorme, che non riguarda solo Milano ma che in Milano trova la sua massima espressione. È difficile immaginare un’inversione di tendenza nel breve periodo, anche a causa di un potere pubblico che non è in grado di esercitare un ruolo forte. Una leva potrebbe essere aumentare i salari, attraverso la contrattazione nazionale e territoriale: a Milano c’è un’emergenza, e questa sfida è in capo anche ai sindacati".