
Le spade laser? "Impossibili". Le macchine che levitano senza toccare l’asfalto? "Tecnologicamente difficili, ma futuribili". A svelare scienza e fantascienza nel mondo di Star Wars è Dario Polli, docente di Fisica del Politecnico di Milano: sarà tra i protagonisti del Festival dell’Ingegneria che domani debutterà al Campus della Bovisa, con QN e Il Giorno media partner. Domenica mostrerà ai bambini anche cosa sarà possibile nel futuro, prendendo spunto da quella "galassia lontana lontana".
Come nasce questa impresa?
"Ogni volta che uscivano nuovi episodi della saga di Star Wars i miei amici mi interrogavano fuori dal cinema: come si creano le spade laser? Io mi occupo di fisica dei laser. Mostrare la scienza che gira attorno ad effetti speciali e supereroi è un modo per avvicinare tutti, facendo capire l’impatto della ricerca nella vita di tutti i giorni e raccontando ai più giovani professionalità e corsi di studi, tutt’altro che noiosi".
Cosa in Star Wars è tecnicamente impossibile?
"Partiamo dalle spade laser. Premessa: c’è un problema di traduzione. In inglese sono ’spade di luce’, quindi pensando ad altri tipi di luce, come quella al plasma, il discorso cambia. Ma se restiamo al laser non funzionano: non si vedrebbero di lato, sarebbero infinite, non farebbero rumore e se incrociassero altre spade non farebbero resistenza le lame passerebbero oltre, perché la luce non interagisce con la luce. A volte i bambini vengono a sentirmi per carpire informazioni e riuscire a costruirle a casa. Restano un filo delusi ma gli occhi brillano quando racconto altri tipi di esperimenti".
Per esempio?
"Il fenomeno della levitazione: mostro gli spezzoni delle auto che si spostano a mezzo metro da terra, spiego la levitazione magnetica e racconto del primo treno giapponese che viaggia sospeso a pochi centimetri dal binario, grazie a un campo magnetico".
E con il Millennium Falcon come la mettiamo?
"I personaggi che si muovono all’interno dovrebbero fluttuare oppure dovrebbe esserci qualcosa che permette loro di camminare, come ad esempio una forza centrifuga. Non funziona. E lo dimostro con le immagini dei nostri astronauti nelle stazioni spaziali".
Passiamo agli ologrammi.
"Nei primissimi film c’è anche un robottino che emette ologrammi tridimensionali con i messaggi della principessa Leila. Gli ologrammi sono realtà: li troviamo in formato più piccolo nelle banconote contro i falsari. Per averne di complessi serve ancora tanta ricerca. Ci sono studi in corso per creare un vero cinema tridimensionale olografico: via le sedie, ti muovi nella stanza senza bisogno degli occhialetti. Il bello è che potresti rivedere il film quante volte vuoi: ogni volta, osservando da un punto di vista diverso, scopriresti qualcosa di nascosto. Una vera immersione".
Altre applicazioni?
"Anche al Politecnico stiamo lavorando con Luxottica per brevettare occhiali speciali che aggiungono informazioni alla realtà: guardi un negozio e vedi gli articoli scontati, incroci una persona e vedi il suo profilo social. Utilizzando i laser (non spade!), al Politecnico lavoriamo su microscopio per visualizzare i tumori, vederne l’evoluzione ed essere d’aiuto ai medici".
Quanto la fisica e il cinema si condizionano tra loro?
"Tantissimo. Ogni invenzione nasce dalla fantasia: la fantascienza aiuta a pensare oggetti che potrebbero vedere la luce. E dietro ogni film ci sono team di esperti, di fisici, di ingegneri, di chimici e matematici. Gli effetti speciali funzionano se sono verosimili ai nostri occhi e se rispettano le leggi della fisica, altrimenti appaiono ridicoli".
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