
Il parroco del Gratosoglio don Paolo Steffano
Il Gratosoglio è un quartiere difficile. "Affaticato", lo definisce il parroco don Paolo Steffano, che ci tiene a non far vedere solo il lato negativo, ma non nasconde i problemi di una zona periferica con "tante ingiustizie". "C’è un pullulare di gente bella, ma con tante fragilità familiari e delinquenza". Quello di lunedì è "un fatto tragico, di cui dispiace immensamente, dietro cui c’è un problema serio, ma le soluzioni emergenziali non servono, non si può andare avanti a decreti" commenta don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria e fondatore della comunità Kayros.
"Se fosse accaduto martedì quando c’è il mercato sarebbe stato come a Nizza" ovvero una strage, constata don Paolo, mettendo questi bambini nella categoria "dell’infanzia negata". Aggiunge che però bisogna distinguere fra quartiere, mondo rom del campo regolare di Chiesa rossa e rom "selvaggi" di via Selvanesco senza acqua e elettricità, persone "non intercettabili". Le storie che racconta sono di bambini che arrivano a scuola con la stessa maglietta per una settimana, che non hanno un maglione d’inverno, che vanno a vedere gli altri giocare ma non partecipano perché non hanno i soldi per il certificato medico e non lo dicono. "Allora ti inventi di avere un benefattore che ha regalato dieci iscrizioni. Alla lunga servono pazienza e investimenti non a spot". Per don Burgio è inutile abbassare l’età della punibilità perché "se non ci sono le condizioni di maturità necessarie la pena finisce per non essere rieducativa".