REDAZIONE MILANO

Il linguaggio della generazione Z col Covid

Istruzioni per l’uso su come decifrare i nuovi termini nati sui social e usati dai ragazzi la cui conoscenza verbale è ridotta a 300 parole

I ragazzi, oggi, usano termini sui social che sono entrati nel linguaggio comune, ma che spesso risultano poco comprensibili agli adulti. Molte espressioni e parole non sono altro che termini inglesi, spesso modificati ed applicati ad alcune situazioni. Tra le tante espressioni che i giovani usano c’è per esempio il termine boomer, diventato di moda tra il 2019 e il 2020 e che identifica le persone un po’ all’antica, con un modo di pensare superato, e si riferisce in particolare alle persone nate negli anni del secondo dopoguerra, nel cosiddetto "baby boom", un po’ in difficoltà con la nuova tecnologia e con il mondo dei social.

I giovani hanno da sempre avuto un modo di esprimersi differente dagli adulti, ma di solito i termini utilizzati attingevano sempre ad espressioni della lingua italiana o regionale. In questo periodo di pandemia le interazioni sociali degli adolescenti si sono soprattutto ridotte a quelle che vivono attraverso i media, il che ha influito molto sul loro modo di relazionarsi con gli altri e di conseguenza sul linguaggio utilizzato, che è condizionato dal web. I ragazzi, infatti, alla ricerca di una propria identità hanno creato una barriera alla comunicazione, per distaccarsi dal mondo degli adulti, che fanno fatica a capirli.

Una delle conseguenze negative principali di questo fenomeno è l’impoverimento del linguaggio. Nel 1976 il linguista Tullio De Mauro condusse uno studio in cui si scoprì che un liceale conosceva circa 1600 parole. Oggi le parole si sono ridotte a circa a 300 con il risultato che i ragazzi non conoscono il significato di molti termini e non li sanno utilizzare in modo appropriato. Ultimamente questo cambiamento del linguaggio è stato ulteriormente ufficializzato, infatti oltre alla parola "boomer", già considerata un neologismo, l’11 gennaio del 2021 l’Accademia della Crusca ha aggiunto al vocabolario la parola inglese "cringe" molto in voga nel mondo dei social, che se utilizzata come aggettivo indica avvenimenti e comportamenti che suscitano disagio in chi li osserva, se è usata come sostantivo invece esprime una sensazione di imbarazzo.

Ci sono numerosi altri termini di questo genere che sono spesso utilizzati dai ragazzi nei diversi aspetti che coinvolgono la loro vita. Ad esempio provare dei sentimenti per qualcuno significherà considerarlo la propria "crush" (in inglese, cotta) e la parola "traditore" verrà sostituita dalla sua traduzione snitch. Tra le altre parole inglesi usate nel linguaggio comune con l’aggiunta dei suffissi italiani c’è "friendzonare", il verbo derivante da friendzone (zona degli amici) che si utilizza per far capire ad uno spasimante di considerarlo solo un amico.Questa generazione di ragazzi, definita Z o addirittura Covid, ha sconvolto la lingua italiana. Chissà cosa ne penserebbe Dante! Li metterebbe in un girone dell’Inferno o li considererebbe degli innovatori?