SIMONA BALLATORE
Cronaca

Il lascito di Pomodoro. Un archivio per i giovani

I progetti della sua Fondazione con la Statale e il mondo della ricerca "Attento allo sguardo delle nuove generazioni, che continueranno a studiarlo" .

L’Archivio Pomodoro apre. le sue porte a dottorandi, ricercatori e studenti

L’Archivio Pomodoro apre. le sue porte a dottorandi, ricercatori e studenti

"Arnaldo Pomodoro era una persona estremamente curiosa e attenta a quello che le nuove generazioni pensavano di lui e del suo lavoro". Giorgio Zanchetti, professore di Storia dell’Arte contemporanea e direttore del Dipartimento di Beni culturali e ambientali dell’Università Statale di Milano, ricorda il maestro della scultura, scomparso domenica, alla vigilia del suo 99esimo compleanno. Nella sua carriera Zanchetti ha studiato sistematicamente Pomodoro e - in occasione della mostra per i 90 anni, a Palazzo Reale - si era occupato del testo critico. Da quel momento la loro frequentazione si è fatta più intensa. "Ho avuto modo di conoscerlo bene negli ultimi 10 anni – conferma il professore –: finché è stato bene andavo a trovarlo nella sua Fondazione. Gli piaceva andare lì, dove aveva lavorato per tanti anni". In via Vigevano 3, lo studio-laboratorio è avvolto dal profumo dei materiali di lavoro. I suoi attrezzi sono ancora appesi con ordine alla parete, a pochi passi dal suo archivio unico. "Abbiamo avviato negli anni una serie di collaborazioni tra l’università e la Fondazione, che continueranno", prosegue Zanchetti. Il legame è a doppio filo, testimoniato anche dall’opera monumentale di Jannis Kounellis, di proprietà della Fondazione Arnaldo Pomodoro, esposta nella sede centrale dell’ateneo. Ma anche dai laboratori didattici e di ricerca scientifica che legano i due mondi: arte e formazione. I collaboratori di Pomodoro raggiungono le aule per spiegare cosa significhi curare un archivio e un gruppo ristretto di studenti ha l’opportunità di scoprirlo, entrando al suo interno, facendo esercitazioni, imparando a catalogare e a fare ricerca tra documenti preziosi.

"C’è una collezione fotografica unica, si ripercorre la sua relazione con il mondo della cultura e dell’editoria, si sfogliano commissioni importanti da tutto il mondo: Pomodoro è stato anche “imprenditore“ del suo lavoro e ha avuto l’intelligenza e la lungimiranza di custodire tutto, con rigore". Per nulla scontato per un artista. "L’archivio di lavoro è diventato una testimonianza culturale importante", sottolinea il professore, senza dimenticare il lascito artistico e "la qualità assoluta del suo lavoro", a partire dalla "sintesi che fa della superficie riflettente di Brancusi, con la ferita, la spaccatura, la lacerazione della forma, ma con l’idea di una apertura positiva, che porta a una dimensione ulteriore, che eredita da Fontana, suo punto di riferimento quando arriva a Milano. La sua è una scultura monumentale, con i problemi sociali al centro. E con una grande attenzione al lavoro degli altri: un aspetto che fa di lui un artista raro". "Sentiamo un vuoto grande oggi – conclude Zanchetti –. Ma siamo certi che il centenario sarà l’occasione per celebrare la pienezza della sua attività, della sua vita e della sua carriera". Coinvolgendo proprio i giovani, ai quali il maestro ha voluto consegnare il suo sapere.