MASSIMILIANO SAGGESE
Cronaca

Fonderia De Andreis, dove l’arte prendeva forma

Anche Rozzano ricorda Arnaldo Pomodoro, che il 15 ottobre 1999 inaugurò proprio qui, in via Adda 15, a Quinto Stampi,...

Anche Rozzano ricorda Arnaldo Pomodoro, che il 15 ottobre 1999 inaugurò proprio qui, in via Adda 15, a Quinto Stampi,...

Anche Rozzano ricorda Arnaldo Pomodoro, che il 15 ottobre 1999 inaugurò proprio qui, in via Adda 15, a Quinto Stampi,...

Anche Rozzano ricorda Arnaldo Pomodoro, che il 15 ottobre 1999 inaugurò proprio qui, in via Adda 15, a Quinto Stampi, lo spazio espositivo in una vecchia fabbrica di bullon ristrutturata su progetto dell’architetto Pierluigi Cerri. In quello spazio, trasformato in un luogo vivo di arte e bellezza, sono esposte in modo permanente circa cinquanta sculture tra le più significative della ricerca artistica di Pomodoro.

Un legame profondo quello tra Pomodoro e Rozzano che nel 1997, portò l’allora amministrazione comunale a conferirgli la cittadinanza onoraria. Un legame che si materializzò nel 1999 con l’inaugurazione della sede della sua fondazione, attiva fino al 2004, ma che fu anche molto “pratico“. Molte delle iconiche sculture di Arnaldo Pomodoro hanno infatti preso vita proprio a Rozzano, nella storica Fonderia d’Arte De Andreis di via Volturno, luogo che ha contribuito in modo fondamentale alla realizzazione materiale della sua visione artistica. Franco De Andreis, scomparso nel 2021, insieme ai fratelli Gianni e Tino, aveva raccolto l’eredità del padre: per cinquant’anni hanno continuato a fondere opere d’arte per i più importanti scultori italiani e internazionali. Nel laboratorio di via Volturno, Giuseppe De Andreis, detto Pinella, trasmise ai figli l’antica arte della fusione a cera persa, risalente all’età del bronzo e rinata nel Cinquecento grazie alla passione degli artisti del post-Rinascimento. "Un inferno, da cui veniva fuori la bellezza", raccontava Franco, che aveva trasmesso ai giovani collaboratori tutto il sapere, i ricordi e i segreti custoditi nella memoria e nelle pareti di quel laboratorio, dove sono passati tanti artisti, oltre a Pomodoro. È lì che venne realizzata la celebre Sfera, poi collocata davanti alla Rotonda della Besana, a Milano: un colosso di otto tonnellate e quattro metri di diametro, trasportato con una gru a oltre dieci metri di altezza. Ma anche Rozzano fu teatro di un episodio doloroso per Pomodoro. A Capodanno del 2002, una copia del globo, posizionata in piazza Berlinguer come dono alla città, venne completamente distrutta dai fuochi d’artificio: un’esplosione, provocata da un petardo di grandi dimensioni (la famigerata “Bomba di Maradona“), la mandò in frantumi.

Massimiliano Saggese