
Una "metodica ripetitiva e routinaria", per truffare lo Stato inserendosi nelle pieghe di un "articolato sistema burocratico" e approfittando "delle lacune esistenti e dei ritardi nei controlli" sui sussidi anti-povertà. La banda di romeni, evidenzia il gip, aveva fatto del business illecito "un vero e proprio progetto di vita". I più attivi erano Alexandru Tiberiu Lucan, detto Tibi, e Marin Dumitru. "Ricordo che Tibi era una sorta di ospite fisso in ufficio – ha raccontato un testimone ascoltato nell’ambito delle indagini coordinate dal pm Paolo Storari (foto) – aveva un atteggiamento molto arrogante, pretendendo che le sue pratiche venissero immediatamente evase". Per fare incetta di sussidi la banda di truffatori aveva sfruttato anche i dati anagrafici di una donna ammazzata nel 2013, la 18enne romena Lavinia Simona Ailoaiei strangolata dal ragioniere Andrea Pizzocolo in un motel nel Varesotto.