La vicenda della guerra di Troia è nota: dopo anni di assedio il generale Ulisse o Odisseo decide di fingere di abbandonare la guerra e come dono regalare ai Troiani un cavallo di legno, dentro al quale si nascosero numerosi guerrieri achei.
I Troiani caddero nella trappola e lo fecero entrare nelle possenti mura che circondavano Troia. Però di notte i guerrieri achei uscirono e fecero entrare l’esercito acheo e così Troia venne distrutta. Secondo l’archeologo navale francese Francesco Tiboni, docente presso l’Università di Marsiglia, il cavallo di Troia era una nave, e tutta la tradizione successiva è nata solo da un equivoco. Infatti gli antichi tradussero il testo di Omero e riportarono il termine "hippos" ossia cavallo, però si dà il caso che "hippos" fosse un termine usato anche per indicare un particolare nave fenicia.
Nell’antichità si usava donare navi cariche di doni e preziosi per onorare i re e gli dei. Secondo Tiboni, Omero era esperto delle tecniche e strumenti per la navigazione e ha utilizzato quindi un termine di questo lessico specifico. Adesso sarà difficile modificare una tradizione letteraria vecchia da secoli, anche perché l’immagine del cavallo di legno è ormai scolpita nelle menti degli studenti di tantissime età, ma la “nuova” traduzione ci sembra sicuramente più plausibile!