
Giuseppe Sala, 66 anni, sindaco di Milano dal 21 giugno 2016
C’è anche chi dice sì al Salva Milano. Dopo il coro di critiche (dal Pd ad Avs) e il dietrofront del Comune guidato dal sindaco Giuseppe Sala, dal centrodestra c’è chi scende in campo per sostenere il decreto che puntava a sbloccare la situazione di stallo urbanistico a Milano dopo le inchieste della Procura sulle ristrutturazioni diventate nuove costruzioni grazie a semplici Scia. "Noi andiamo avanti perché (il Salva Milano, ndr) l’abbiamo sempre sostenuto – commenta il vicepremier, ministro degli Esteri e segretario di FI Antonio Tajani –. Quindi andiamo avanti nel sostenerlo, perché non si possono fare i provvedimenti in base a una vicenda giudiziaria che riguarda una persona". Tajani aggiunge: "Noi non speculiamo sulle vicende giudiziarie, siamo sempre garantisti, anche quando si tratta di amministrazioni di sinistra, a differenza di altri. Detto questo, se ci sono persone che hanno sbagliato, è giusto che paghino".
Intanto l’altro vicepremier, Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture e leader della Lega, punzecchia Palazzo Marino: "Il Salva Milano è nato in base alle richieste del Comune perché c’era un problema. Noi siamo a disposizione per risolvere i problemi dei cittadini di Milano e quindi aspettiamo che il Comune ci dica cosa vuole fare, sperando che la sinistra non continui a dividersi come ha fatto sullo stadio. Abbiamo perso cinque anni per tornare al punto di partenza". Il fronte del "no" al Salva Milano, però, resta forte. Alleanza Verdi Sinistra, con Angelo Bonelli, ieri ha lanciato un appello "per fermare l’ingiusto provvedimento". E il M5S, con una nota firmata dai parlamentari Elena Sironi, Gabriella Di Girolamo e Agostino Santillo, condivide il passo indietro di Sala sul Salva Milano e aggiunge: "Il sindaco, in mezzo a tante uscite opinabili, una cosa corretta l’ha detta: bisogna mettere mano in maniera chiara e organica alle norme sull’urbanistica".
Infine l’assessore alla Casa Guido Bardelli, citato in alcune intercettazioni sull’inchiesta, ieri ha detto a Sala che è pronto a dimettersi. Ma lo farà solo lunedì dopo aver spiegato le sue ragioni in Consiglio comunale. Intanto ieri si è presentato al settimo piano di Palazzo di giustizia Giovanni Oggioni, ex dirigente comunale di 73 anni finito ai domiciliari con l’accusa di corruzione, depistaggio e falso. Davanti al gip si è avvalso della facoltà di non rispondere. Difeso dal legale Giovanni Brambilla Pisoni che, a margine, ha contestato il "sistema Oggioni": "Questa dichiarazione della pubblica accusa non è condivisa dalla difesa". E ha aggiunto: "Il mio assistito sta molto male, è molto depresso". Presenteremo istanza al gip per chiedere la revoca o l’attenuazione dei domiciliari, ovviamente Oggioni si dichiara "estraneo a questi discorsi, come configurati dai pm, in particolare alla corruzione".
Anna GiorgiMassimiliano Mingoia