
Da sinistra: Alessandro Sorte (Forza Italia), Gabriele Albertini e Roberto Formigoni ieri a Milano
Le elezioni regionali in Lombardia sono lontane: se ne parlerà nel 2028. Ma è sempre più evidente che il partito che oggi esprime il governatore – la Lega – dovrà, anzi deve già, difendere la posizione dalle mire non più solo di Fratelli d’Italia ma anche di Forza Italia, come ha dimostrato la convention forzista tenutasi ieri a Milano. In Lombardia, tra meno di tre anni, si ripeterà quanto accade oggi in Veneto.
L’attacco degli azzurri al Carroccio, e di riflesso al governatore Attilio Fontana, passa dal "no" al terzo mandato, dalla richiesta di un ripensamento dei pesi interni alla coalizione e di un suo allargamento, ma anche da un’esplicita critica alla Giunta attuale: "La Lombardia correva di più quando eravamo noi alla guida della Regione" hanno detto ieri, dall’Auditorium di via Monte Rosa, Alessandro Sorte, coordinatore lombardo di Forza Italia, e Roberto Formigoni, che di mandati da governatore lombardo ne ha collezionati quattro dal 1995 al 2013 prima di essere travolto dalle inchieste. Banco di prova saranno, poi, le Comunali milanesi del 2027: FdI ha individuato in Maurizio Lupi l’uomo giusto, ma Forza Italia non è d’accordo e spinge per un civico. Con ordine, però.
Quanto al terzo mandato, ieri Antonio Tajani ha ribadito la sua contrarietà: "Il terzo mandato non c’è – ha scandito il segretario di Forza Italia e ministro degli Esteri –. Non si può stare per più di 10 anni alla guida di una Regione quando il presidente della Regione ha più poteri nel suo territorio di quanti ne abbia il presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica. Non basta dire: “Il popolo lo vuole“. Quando hai in una Regione 10 anni di potere, magari le elezioni possono essere condizionate da incrostazioni di potere". Parole che aprono innanzitutto la partita della successione al governatore leghista Luca Zaia in Veneto e, poi, a quella di Fontana in Lombardia. Senza dimenticare Massimiliano Fedriga in Friuli. Arene diverse, però. In Veneto, secondo i rumors, Zaia starebbe meditando di presentare alle prossime Regionali una sua lista per tenere per sé i voti raccolti in questi anni ed evitare che migrino verso Fratelli d’Italia o Forza Italia.
Un’ipotesi che potrebbe nuocere alla Lega nazionale di Matteo Salvini, ma il segretario federale non è nelle grazie dei suoi governatori, non in questa fase. In Lombardia, invece, un nome per il dopo-Fontana ci sarebbe già e sebbene sia spinto da Fratelli d’Italia non è di quelli sui quali Lega e Forza Italia possano dar battaglia: Ettore Prandini, presidente di Coldiretti. A lui si era pensato pure in occasione della formazione della Giunta Fontana. I forzisti, ora, vogliono recuperare peso nella coalizione e darle un profilo più centrista, includendo Azione e Italia viva: "L’allargamento della coalizione è fondamentale a Milano e in Italia – spiega Sorte dall’auditorium dove, sotto la regia di Cristina Rossello, è stata presentata la squadra di militanti e volontari per le Comunali milanesi –. Bisogna rafforzare la coalizione rispetto a chi a sinistra non ci vuol stare. Azione? È garantista, europeista, sostiene le infrastrutture. Come può stare con il M5s, la sinistra radicale, il Pd di Schlein?". A proposito di centrosinistra, il candidato governatore in Lombardia a oggi è Emilio Del Bono, ex sindaco di Brescia, oggi vicepresidente del Consiglio regionale. Ma attenzione al sindaco di Milano, Beppe Sala.