Il boom, i soldi “facili“ e i rischi nascosti del sito

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Guadagnare tanto faticando poco, pubblicando contenuti pornografici o quasi. È l’illusione che dà Onlyfans, fenomeno online cresciuto come nessun altro negli ultimi tre anni. Il funzionamento del sito internet è semplice: chiunque può creare foto e video e scegliere se pubblicarli gratuitamente oppure mostrarli solo a chi sottoscrive un abbonamento (che può andare da 5 a 50 euro al mese).

Su Onlyfans c’è chi crea contenuti e chi paga per vederli. Benché sul sito ci siano anche musicisti, cuochi e personal trainer, la stragrande maggioranza è sessualmente esplicito. La demografia la dice lunga: l’87% di chi paga un abbonamento sono uomini, il 69% di chi pubblica sono giovani donne. Modelle, influencer, pornostar, ma anche studentesse, disoccupate o normali lavoratrici: l’unico limite per caricare contenuti è aver compiuto 18 anni. C’è chi vive di questo, chi arrotonda e chi si paga gli studi. Il guadagno medio mensile è 150 euro, ma il 10% degli account riesce a superare i mille, l’1% tocca i 20-40 mila euro al mese. Ai propri abbonati è possibile anche inviare foto o video “su richiesta”: la modella italiana Riae ha detto che c’è chi sborsa anche 1.200 euro, per una foto. Sui guadagni si pagano le tasse, nonché una commissione del 20% alla piattaforma. Se qualche anno fa Onlyfans era una realtà di nicchia, durante la pandemia ha avuto boom. Dal 2019 al 2021 i creatori sono passati da 100 mila a 1,5 milioni, gli utenti hanno superato i 170 milioni. E il fatturato della piattaforma è cresciuto da 400 milioni di dollari a 2,5 miliardi.

Il segreto del successo? Sembra facile, in realtà chi lo fa per lavoro ci spende anche 8-10 ore al giorno. Ma il vero prezzo è lo stigma sociale, il rischio di compromettere i rapporti familiari, e che i propri contenuti pornografici possano essere ripubblicati in rete e rimanerci per sempre. Non tutti, a 18 anni, ne hanno consapevolezza. Inoltre le logiche del mercato di Onlyfans obbligano a competizioni spietate, a pubblicare contenuti sempre più espliciti, a condividere con sconosciuti aspetti molto intimi di sé. Appoggiarsi solo a questa forma di guadagno vuol dire vivere in una precarietà subdola e pressante. Arnaldo Liguori

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