I tre testamenti di Silvio Berlusconi: come sono stati divisi azienda e beni. E cos’è andato a Marta Fascina

Il messaggio ai figli: "Grazie, tanto amore a tutti voi". Ai primi due va il 53% di Fininvest: garantita la continuità. Donazioni all’ultima compagna e al fratello Paolo. Ci sono 30 milioni anche per Dell’Utri.

Le parole autografe di Silvio Berlusconi

Le parole autografe di Silvio Berlusconi

"Grazie, tanto amore a tutti voi, il vostro papà". Silvio Berlusconi ha vergato a mano le ultime indicazioni ai figli su quanto intende destinare alla “non moglie“ Marta Fascina, al fratello Paolo e all’amico fidato, Marcello Dell’Utri: "Per il bene che gli ho voluto e per quello che loro hanno voluto a me". Poi le vere disposizioni sul patrimonio, nei tre documenti, resi pubblici ieri, che l’ex premier aveva depositato nello studio del notaio Arrigo Roveda di Milano.

Il primo testo

Il primo testo risale al 2 ottobre del 2006. Sono i giorni del secondo governo di Romano Prodi e del processo sui diritti televisivi Mediaset. Nell’inchiesta sono coinvolti, senza conseguenze, anche Pier Silvio e Marina, ai vertici delle società di famiglia. Berlusconi scrive di proprio pugno, ad Arcore, e lascia ai due primi figli la quota disponibile dell’eredità, un terzo del patrimonio, quello che la legge riserva alla libera determinazione di chi fa testamento, mentre la parte rimanente, la legittima equivalente ai due terzi, viene divisa tra tutti i cinque eredi egualmente, come da regola.

Il nodo del 20%

Il risultato, che favorisce i due figli dell’unione con Carla Elvira Dall’Oglio, blinda la cassaforte di famiglia, Fininvest, mettendo al centro dell’impero Pier Silvio e Marina. Prima del testamento, ognuno degli eredi controllava attraverso una serie di holding circa il 7,8% delle quote, mentre il fondatore con quattro società ne deteneva il 61,25%. A ciascuno, per legittima, è toccato l’8,33%. Ma restava un 20,4% libero da vincoli, stessa quota detenuta dalla Holding italiana ottava, che Berlusconi ha deciso di dividere a metà fra i due figli più grandi.

Risultato: il 46,22% di Fininvest (e di conseguenza le partecipazioni in Mediaset e Mediolanum) va ai tre figli di Veronica Lario. Il 26,5% a ciascuno degli altri due. "Nessuno eserciterà il controllo solitario sull’azienda", la nota di Fininvest. Insieme, però, i primi figli hanno oltre il 53% delle azioni. Continuità assicurata, dunque, a patto che i due viaggino in perfetto accordo. E nessuna scalata, se l’unità regge.

Gli altri beni

Da spartire di conseguenza e per quota resta anche il resto dei beni: ville, barche, aerei. Le ultime volontà del Cavaliere sono state lette da Roveda in presenza di due testimoni, avvocati di lungo corso che seguono gli interessi di Fininvest e di Forza Italia. In rappresentanza di Marina e Pier Silvio c’era Luca Fossati, legale dello studio Chiomenti che conosce bene la famiglia e le sue attività: nel 2021 ha infatti lavorato all’accordo di pace tra Fininvest-Mediaset e Vivendi. Per Luigi, Barbara ed Eleonora c’era Carlo Rimini, cassazionista, esperto di diritto di famiglia e delle successioni. Sistemato il grosso del patrimonio, al netto di possibili ma improbabili contese, restano i legati.

Gli altri due documenti

Un secondo documento del 5 ottobre 2020 conferma le disposizioni del 2006 e aggiunge un lascito di 100 milioni al fratello Paolo. "Mi aveva anticipato, con la sua straordinaria generosità, l’intenzione di lasciarmi questa cifra", commenta, smentendo l’ipotesi di un raddoppio circolata ieri.

Il terzo documento, scritto a mano, inserito in una busta “non sigillata” è in forma di lettera e risale al 19 gennaio 2022. "Sto andando al San Raffaele, se non dovessi tornare vi prego di prendere atto di quanto segue", scrive l’ex premier ribadendo le donazioni al fratello e aggiungendone due. "Si dispone che Marina, Pier Silvio, Barbara e Eleonora (senza citare Luigi, tralasciato forse in un momento di debolezza, ndr) riservino, dalle proprie eredità", anche 100 milioni a Marta, che per legge potrà restare a vivere ad Arcore, e 30 milioni a Dell’Utri.

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