
Elezioni di settembre ormai vicine, e sarà inevitabile stop, all’avvio, per le lezioni. Non ovunque. Non mancano, in Martesana, i Comuni che, ormai stabilmente, hanno trasferito altrove i seggi. Partendo da Bussero, dove le amministrative di primavera hanno “battezzato” quale sede elettorale addirittura il Municipio. Per tutta la durata del voto uffici e arredi comunali lasciano spazio a urne, cabina e schede. "Non è stato semplice o rapido - spiega il sindaco Massimo Vadori - la procedura ha richiesto un annetto circa. E non è un lavoro di poco conto nemmeno nei giorni d’elezioni: trasloco fisico degli arredi comunali, smart working per gli impiegati salvo una piccola parte, un’organizzazione diversa per, comunque, garantire il servizio al cittadino. Vi sono però dei vantaggi: si evita l’interruzione scolastica, e si evitano anche alcuni tempi morti per trasporto documenti, faldoni, schede. Devo dire che il grande lavoro lo fa, e bene, lo staff comunale". Il municipio busserese, del resto, fu un tempo scuola elementare del paese: "Un edificio con cui tutti i cittadini, anziani compresi, hanno familiarità". Da Bussero a Liscate. Anche qui si vota fuori scuola, nei locali del centro polifunzionale di via Brambilla, prossimo alla trasformazione in Casa di Comunità. "Il centro ha già ospitato le ultime elezioni - così il sindaco Lorenzo Fucci - . Attualmente non ha altro uso, abbiamo deciso di fare il bis". Voto nelle scuole negli altri comuni maggiori, da Melzo a Gorgonzola, da Cassina a Cernusco. Gorgonzola scelse per i referendum il voto al centro intergenerazionale di via Oberdan, "in questa circostanza - così il primo cittadino Angelo Stucchi - i tempi erano troppo tiranni. E da un primo sondaggio con la Prefettura abbiamo compreso che non ci si stava". Si votò nelle palestre anche a Cassina de Pecchi. Improponibile bissare. "Assolutamente - così la sindaca Elisa Balconi -. L’altra volta si era reduci dalla Dad e da un lungo stop scolastico, oggi lo scenario è differente. Inoltre allestire i seggi in sede esterna ci costò qualche cosa come trentamila euro. Un impegno economico che oggi non possiamo sostenere". Monica Autunno