La metafora più ricorrente nei loro disegni è quella della gabbia. Ne hanno disegnata una sia Raffaele sia Alex, 14 anni il primo, 13 il secondo. Sia Tommaso sia Alessandro, 10 e 9 anni. Sia Giulia sia Giorgio, entrambi di 8. Dentro la gabbia ci sono loro, gli autori dei disegni. Così si autorappresentano questi bambini, così si percepiscono. Appena oltre la gabbia c’è quasi sempre un mondo ostile o felice nella propria indifferenza. Appena sopra, periferie di cielo grigio e pioggia mentre tutto intorno splende il sole. Altri si sono rappresentati con una pancia gonfia di tutte lettere e le parole che vorrebbero pronunciare e delle quali, invece, non riescono a liberarsi. Altri ancora si sentono legati al suolo da fili che partono dalla schiena, dalle spalle. La gabbia nella quale questi bambini si sentono reclusi, il peso dal quale non riescono a sbarazzarsi e le corde dalle quali non riescono a liberarsi hanno lo stesso nome: balbuzie.
Fino al 27 ottobre i disegni faranno parte della mostra “Il peso delle parole“ ospitata alla Casa degli Artisti di Milano e voluta dall’Associazione Vivavoce, fondata da ex balbuzienti con l’obiettivo di aiutare bambini, adolescenti e adulti a superare a loro volta la balbuzie. La stessa associazione ha istituito un Osservatorio sul Voiceshaming e per il secondo anno di fila ne ha raccolto le evidenze in un report presentato ieri, in quel della Casa degli Artisti, da Giovanni Muscarà, presidente dell’associazione, Antonio Schindler, direttore scientifico dell’Osservatorio, e Valentina Letorio, psicologa. Ancora oggi 7 bambini su 10 tra coloro che soffrono di balbuzie o di una qualche forma di disturbo del linguaggio sono vittime di discriminazione e derisione a causa del modo di parlare. Nel 61% dei casi i fenomeni di derisione, discriminazione ed emarginazione avvengono a scuola, nel 34% dei casi nelle società sportive. In Italia le persone con disturbi del linguaggio sono 3 milioni. L’indagine ha riguardato un campione di 110 minori balbuzienti e 114 genitori.
Oltre ai numeri, testimonianze di vita vissuta, come quella di Lucia Napoli, 22 anni, studentessa in Giurisprudenza, oggi tutor di Vivavoce dopo essere stata vittima di insulti e derisione sui social network. "A 19 anni – racconta Lucia – ho iniziato il mio personale percorso per superare la balbuzie insieme all’associazione Vivavoce e ad una psicologa. Ho voluto usare i social, in particolare Tik Tok, per sensibilizzare i miei coetanei su questo tema e condividere il mio percorso. Ho provato a giocare anche l’arma dell’ironia nei video e nei trend di Tik Tok". Ma non è andata come Lucia pensava: "Ad un certo punto sotto i miei video sono comparsi messaggi di derisione e insulti scritti da persone che si nascondevano dietro a profili falsi. Il commento più ricorrente e odioso era: “Sei bella, peccato che balbetti“. Oppure: “Il destino ti ha fatto balbuziente, anzi superbalbuziente però ha compensato con la bellezza“. Altri ancora mi deridevano per la difficoltà a pronunciare il mio nome, scrivevano commenti del tipo: “Ciao Lu-lu-lu-lucia!“". L’effetto è stato devastante: così lo definisce Lucia. "All’inizio ho cercato di far finta di niente, poi mi sono sentita devastata. Alcuni pubblicavano commenti derisori persino sotto i post delle mie amiche nei quali ero taggata. Mi sono chiesta perché queste persone si comportassero così, ma non sono mai riuscita a darmi una risposta. E per un paio di anni non sono più riuscita a pubblicare nulla sui social". Poi la reazione: "Una volta superata la balbuzie, ho iniziato a lavorare come tutor per Vivavoce, ad aiutare bambini e adolescenti balbuzienti che, come me, vengono derisi e hanno persino paura ad uscire di casa. Allora ho ritrovato la forza di parlare apertamente della balbuzie, ho riavvertito la necessità di sensibilizzare sul tema". Nicolas Gallizzi, consigliere regionale di “Noi Moderati“, ha annunciato che nei prossimi mesi in Regione sarà discussa una legge sperimentale per garantire maggior supporto agli alunni balbuzienti. Una legge valida per il triennio 2025-2028 e finanziata con 3 milioni di euro.