
Craig Bell, 66 anni, nella Casa del Giovane Lavoratore di via Caterina da Forlì
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Milano - Per più di 30 anni è stato producer pubblicitario, regista e proprietario di una casa di produzione ("The Film Company"). Ha vinto un Leone d’Oro al festival della creatività di Cannes con uno spot leggendario sull’Aids e in bacheca ha un David di Donatello per il cortometraggio “Gavetta”. Dal 2017 Craig Culbertson Bell è diventato responsabile della Casa del Giovane Lavoratore di via Caterina da Forlì: una palazzina, all’interno del Don Orione, dove studenti e lavoratori (solo uomini) trovano un letto a prezzi calmierati (120 posti in doppie e quadruple). Si sono aggiunti anche richiedenti asilo e fragili mandati lì dal Comune. Il suo compito è governare la piccola comunità associando "il rispetto delle regole" - chi le viola se ne deve andare - e "la benevolenza".
«La gestione dentro il Don Orione è la cosa più difficile che abbia fatto in vita mia" dice Bell, nato 66 anni fa a Los Angeles. Il padre, direttore creativo nell’advertising, morì per un brutto male quando lui aveva 3 anni e la madre, innamoratasi di Firenze, si trasferì l’anno dopo (nel 1959) in Italia coi tre figli. Lì rimane fino all’università (Giurisprudenza). Bell arriva a Milano nel 1978: "Ad aprirmi le porte della pubblicità è stato mio fratello gemello che lavorava alla “Young&Rubicam”. Mi mandarono a Londra per fare training nel reparto cinema. Lì ho capito che volevo lavorare nelle case di produzione". Quello che fa per 5 anni a Roma, ma è Milano - dove torna nel 1985 - ad offrirgli grandi occasioni come producer pubblicitario. Il riconoscimento clamoroso arriva con lo spot di un minuto: un ragazzo e una ragazza fanno l’amore, all’improvviso - come in una radiografia - si vedono gli scheletri e appare la scritta: "Aids. L’amore è ancora una cosa meravigliosa? Dipende da te".
Ideato da Gavino Sanna nel 1988, ottenne il Leone d’Oro al Cannes Lions Advertising Film Festival: "Noi come casa di produzione coprimmo tutte le spese. Lo girammo a New York con solo 18 milioni di lire". Nel 2001 arriva la consacrazione cinematografica: il suo cortometraggio “Gavetta” su un contesto di guerra con un bambino protagonista ("era mio figlio") vince il David di Donatello per il miglior corto. "A mandare la candidatura era stato un mio assistente. Quando l’ho scoperto gli avevo fatto pure una scenata. Non nutrivo speranze, poi ho vinto il David…".
Segue grande visibilità. Ma in quello stesso anno crollano le Torri Gemelle e qualcosa cambia per sempre: "Ho percepito che il mondo stava diventando imprevedibile e il fatto di sprecare tanta energia per uno spot sulle patatine fritte per me non aveva più senso. Pur continuando a lavorare, ho trascorso molto tempo sdraiato come Oblomov sul divano". Nel 2013 si trasferisce a Dubai. Nella pubblicità le cose non vanno benissimo. Lavora come fundraiser per una fondazione. Durante una partita di calcio del figlio conosce Marco Pirotta, il direttore della Casa del Giovane Lavoratore, "l’uomo più straordinario che abbia conosciuto". Gli racconta la sua storia. Pirotta ha bisogno di qualcuno che si occupi della Casa milanese al suo posto (essendo impegnato nell’altra struttura a Genova). Bell esegue magistralmente il lavoro, occupandosi delle complicate relazioni sotto lo stesso tetto: "La cosa più bella? Per loro sentirsi accolti, per me capire che si fidano..." sorride Bell.