BARBARA CALDEROLA
Cronaca

Hanna, uccisa e dimenticata: la ballerina soffocata dal compagno non è mai tornata in patria

Pozzuolo Martesana, la 46enne è stata lasciata nel Milanese senza una cerimonia, ma adesso scatta la mobilitazione. Il sindaco: a lei pensiamo noi

Hanna Herasimchyk e Konrad Marek Daniec

Hanna Herasimchyk e Konrad Marek Daniec

Pozzuolo Martesana (Milano) –  “Una tomba per Hanna, ci penseranno le associazioni. È stata seppellita senza cerimonia. Neanche un saluto, da sola. Un colpo al cuore per tutta Pozzuolo”. La voce si incrina, gli occhi si inumidiscono, il sindaco Angelo Caterina si commuove. E ora il borgo alle porte di Milano prova a cancellare la solitudine che ha avvolto la vita e la morte della 46enne ballerina di night e badante bielorussa soffocata dal marito sette mesi fa, nel loro appartamento nella frazione di Trecella.

“Organizzeremo una commemorazione, per noi Hanna Herasimchyk è diventata il simbolo della lotta alle violenze e ai soprusi sulle donne – aggiunge –. Non era mai successo un femminicidio prima, qui”. E ora che il fenomeno più odioso che dilaga nel Paese ha sconvolto anche la quotidianità del piccolo centro dell’hinterland milanese “emerge tutta la nostra anima solidale”.

Hanna non è tornata in patria, da qualche giorno riposa nei campi comuni del cimitero del paesino. “Ci ha contatti un’agenzia di pompe funebri, li ha ingaggiati una sorella che vive all’estero”, racconta il primo cittadino. Ma quella sepoltura spiccia “è una ferita per tutti. Così ci siamo messi in moto. Le daremo quello che forse non ha mai avuto dalla vita: una carezza piena di affetto”.

Lo choc per la sua fine è forte, anche se nessuno la conosceva. Era un fantasma, tranne che per i vicini che sentivano i litigi tra lei e il coniuge Konrad Marek Daniec, 43enne trasportatore polacco. Inizialmente si pensò a un suicidio, ma a dicembre con l’arresto di lui per omicidio aggravato è cambiato tutto. Gli inquirenti hanno ricostruito il delitto. Prima di schiacciarle un piumone sulla faccia, l’uomo le ha sferrato calci e pugni. Hanna era stesa a terra con i lividi sulle gambe e una ciocca di capelli stretta nel pugno destro, quando sono arrivati i carabinieri. A finirla sarebbe stato proprio il compagno.

Fra i due un legame burrascoso, peggiorato da una relazione parallela avviata da lui con una cliente conosciuta facendo il corriere. L’uomo aveva provato a sviare i sospetti ipotizzando il gesto estremo. Si era costruito un alibi per la notte dell’assassinio: “Dormivo fuori, nel furgone che uso per le consegne, dopo l’ennesima discussione”, dimenticandosi però di riferire dell’ultima visita nell’appartamento di via del Citra, quella finita in tragedia, fra l’1.58 e le 2.16 del 12 giugno. Diciotto minuti in cui a mani nude, servendosi solo di una trapunta, avrebbe messo per sempre fine alla vita della donna. Lei viveva chiusa in casa, aveva rinunciato al lavoro per via della gelosia del marito. Così era diventata invisibile nel borgo della tragedia, 8.500 anime. Non lui, Daniec, amante di serate nei locali della zona.