Gru crollata e tre vittime Sono cinque gli indagati

Dopo 13 mesi di inchiesta e una superperizia sotto accusa il manovratore i legali rappresentanti degli appaltatori e la coordinatrice dell’esecuzione

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di Barbara Calderola

"Nonostante omissioni e controlli superficiali i tre operai potevano essere salvati". E invece non furono presi neanche accorgimenti in extremis e la mattina del 18 dicembre 2021 le carenze sono finite in tragedia con un volo da 40 metri di altezza da una gru, a Torino. A schiantarsi a terra Roberto Peretto di Cassano, 52 anni, Marco Pozzetti, 54, di Carugate, e Filippo Falotico, giovanissimo collega piemontese dei due: il ragazzo aveva solo 23 anni.

Dopo 13 mesi di indagini serrate e una superperizia, la Procura di Torino ha messo sotto inchiesta cinque persone per quei tre morti sul lavoro che chiusero l’ennesimo anno nero con una scia di sangue ininterrotta nei cantieri e in fabbrica: il manovratore che pilotava il braccio del mostro metallico, i legali rappresentanti della società Fiammengo, appaltatrice dei lavori al condominio di via Genova, e quelli della Calabrese Autogru e di Loca Gru e la coordinatrice della progettazione ed esecuzione delle opere.

Per tutti l’accusa è di omicidio colposo. Secondo gli esperti del pubblico ministero Giorgio Nicola e del procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, il braccio meccanico era più basso rispetto all’altezza prevista dal manuale tecnico. Chi avrebbe dovuto verificare, secondo i magistrati, non lo fece. Nessuno avrebbe richiesto e visionato il piano di sicurezza operativa e appurato che l’autogru fosse conforme alla torre edile.

La Martesana non dimentica e neppure Torino, a dicembre la giunta ha inaugurato una targa per ricordare la strage alla presenza delle famiglie che da allora non hanno mai rotto il silenzio. Nel cuore, "hanno un dolore che non si può raccontare – dice Luca Maggioni, sindaco di Carugate –. Il riserbo e la dignità dei parenti straziati dal distacco sono stati una lezione per tutti. Aspettiamo che la giustizia faccia il proprio corso". Due mesi fa si erano ritrovati al centro della commemorazione, come nelle ore che seguirono il dramma. Clarissa, la compagna di Marco, Roberta, Sara e Matteo, la moglie e i figli di Marco, si precipitarono davanti al palazzo da ristrutturare, dove la loro vite sono cambiate per sempre. Distrutte in una manciata di istanti, come quelle dei loro uomini. Chiesero a tutti di spegnere le telecamere e di posare i taccuini. Da allora vogliono solo sapere cosa accadde.

Due giorni prima c’era stato un intervento di manutenzione e in cabina l’addetto di un’azienda esterna aveva lasciato un appunto ritrovato dai vigili del fuoco: "Anomalia nell’impianto". Quelle parole, per la procura, sono rimaste sulla carta.

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