REDAZIONE MILANO

"Grande corruzione trattata come storia bagatellare"

L’aggiunto De Pasquale ha fatto ricorso contro la sentenza che ha assolto tutti gli imputati compreso De Scalzi

MILANO

Il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale ha depositato il ricorso in appello per chiedere di ribaltare la sentenza con cui il tribunale di Milano lo scorso 17 marzo ha assolto tutti gli imputati per il caso Eni-Shell Nigeria, tra cui l’ad Claudio Descalzi. Anche la parte civile, il governo nigeriano, rappresentato dall’avvocato Lucio Lucia ha presentato, sempre ieri, l’atto di impugnazione. Con il ricorso, depositato ieri a ridosso della scadenza dei termini, il procuratore aggiunto De Pasquale ha chiesto alla corte d’appello di "riformare" la sentenza con cui la settima sezione penale del Tribunale, al termine di un processo durato tre anni e con colpi di scena e tensioni che hanno determinato una frattura profonda tra giudici e pm, ha mandato assolti i 15 imputati con la formula "perché il fatto non sussiste". Per il collegio, presieduto da Marco Tremolada, non è stata raggiunta la prova certa della presunta corruzione per ottenere la concessione dei diritti di esplorazione del giacimento Opl245. Anche la parte civile, nel suo atto di impugnazione, ha chiesto la condanna degli imputati alle pene di giustizia, il risarcimento del danno da liquidarsi in un processo civile, e una provvisionale pari a 1 miliardo e 92 milioni di dollari, importo della presunta tangente che per l’accusa sarebbe stata versata da Eni e Shell per finire nelle tasche dei politici nigeriani con ipotizzate retrocessioni ad alcuni manager e mediatori sia italiani che stranieri.

La vicenda della Nigeria è una di quelle, assieme al caso dei verbali di Piero Amara, al centro della bufera che sta scuotendo non solo il palazzo di giustizia milanese ma l’intera magistratura italiana. "I giudici del caso Eni-Shell-Nigeria hanno ignorato la "complessità di una grande corruzione e hanno analizzato la vicenda come se fosse una storia bagatellare". Così scrive il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale nel ricorso in appello contro le 15 assoluzion.

Nell’impugnazione l’aggiunto non risparmia pesanti critiche alle motivazioni del collegio, presieduto da Marco Tremolada. E definisce gli "argomenti del Tribunale veramente esili e illogici" e sottolinea le "gravi svalutazioni" delle prove da parte del collegio. Per De Pasquale "vengono ignorate dai giudici le sfumature dei comportamenti e la complessità dei rapporti, soprattutto in una trattativa corruttiva in cui ci sono tanti soldi sul tavolo, tanti squali che girano intornò e comportamenti improntati a completo tatticismo". La grande corruzione è una partita in cui tutti i ‘players’ in campo vogliono ottenere il massimo risultato e molto spesso le diverse esigenze possono non essere del tutto combacianti". Tuttavia, si legge ancora, "il Tribunale - scrive il pm - dà mostra di ignorare questa complessità e analizza la vicenda come se fosse una storia bagatellare". An.Gi.