SIMONA BALLATORE
Cronaca

Graffiti, per ripulire Milano servirebbero 100 milioni. E le tag invecchiano sui muri

Gli studi: cancellarle è l’arma più incisiva contro i graffitari

Un addetto alla pulizia dei muri dai graffiti e tag

Milano, 7 settembre 2016 - Apache, Dumbo e Noce non “imbrattano” più, avranno sì e no 40 anni, ma le loro tag si leggono ancora sui muri della città. C’è chi ha alzato bandiera bianca da

Fabiola Minoletti
Fabiola Minoletti
tempo. "E fa molto male. Le statistiche dicono che il modo più incisivo per contrastare il fenomeno è ripulire subito". A spiegarlo, dati alla mano, è Fabiola Minoletti (nella foto a destra), studiosa del fenomeno del graffitismo vandalico. Secondo una recente stima, elaborata da Assoedilizia, attualmente per ripulire Milano, servirebbero dagli 80 ai 100 milioni di euro. Contrariamente a quanto accade per esempio a Parigi, dove se un cittadino si sveglia col muro imbrattato è obbligato a intervenire pena la sanzione, qui non ci sono obblighi: erano stati ventilati nell’era Moratti, ma bocciati sul nascere da chi oltre al danno urlava alla beffa.

Non ci sono fondi pubblici per i privati che hanno subìto raid, alcuni condomini sono coperti da polizza contro gli atti vandalici e società come l’Amsa si stanno attrezzando, prevedendo nelle aree più colpite “abbonamenti” ad hoc. Lo stesso Comune, che negli anni passati aveva lanciato una campagna offrendosi con l’Amsa di ripulire gratuitamente alcuni immobili, non potrebbe procedere in automatico, deve chiedere l’autorizzazione. Intanto le tag "invecchiano", soprattutto sulle serrande. Le aree più esposte? Lambrate, zona università e Porta Ticinese; ad essere particolarmente colpite sono, statisticamente, le case ad angolo. "Oltre alle operazioni del nucleo anti-graffiti, servirebbe più senso civico per arginare il fenomeno ed evitare che dilaghi, portando con sé degrado e altre tipologie di reato", continua Minoletti.

Un esperimento è stato fatto su uno spicchio di viale Abruzzi, sotto la lente dal 2008: dal civico 1 al 38 si contano 72 serrande, 38 palazzi e 96 manufatti, fra cui molte fioriere. Qui, ogni qual volta compaia una scritta, viene subito rimossa. Il progetto si chiama “Milano quartiere pulito”. "La situazione è molta migliorata, passano anche mesi senza che si imbratti – sottolinea Minoletti –. Bisogna pulire: non c’è arma migliore contro il graffitismo vandalico. L’obiettivo dei vandali è che la tag rimanga nel tempo, se la pulitura è veloce si demotivano. Lo dice anche uno studio statunitense: l’azione deterrente più incisiva è l’intervento tempestivo del cittadino". Che pulisce e, prima, denuncia. Portando con sé anche foto ed eventuali immagini catturate dalle telecamere a circuito chiuso per agevolare le indagini. "Il reato è perseguibile d’ufficio, anche senza querela – ricorda l’esperta –. Ma denunciare è importante perché mette nero su bianco il fastidio dei cittadini sensibilizzando le istituzioni a intervenire". A Milano la spesa dei privati o delle istituzioni per cancellare lo sfregio può costare dalle poche decine di euro a cifre ben più consistenti: se il palazzo è ricoperto da pitture meglio tenere in cantina una tanica di vernice in più dello stesso colore, tanti condomini si sono attrezzati in tal senso. In caso di travertino lombardo o marmi va chiamata un’impresa specializzata e il prezzo sale. Il travertino è molto poroso, rimane l’ombra e un danno indelebile. In questo caso l’unica arma è la prevenzione: «Educazione civica nelle scuole per far capire concretamente come i costi ricadano sempre sulla collettività, portando danni economici, ambientali e di decoro, e per ricordare che imbrattare è reato". Macchia indelebilmente la fedina penale, ben più dei muri.