È arrivato ieri, con l’ultima giunta regionale dell’anno, il mini-giro di valzer scattato alla scadenza d’un paio di direttori generali di Irccs pubblici come il San Matteo di Pavia e l’Istituto nazionale dei tumori di Milano. Dov’erano appena divenute effettive le dimissioni di Carlo Nicora, da lui annunciate ai collaboratori prima di Natale, in polemica per un mancato rinnovo arrivato a suo dire "all’ultimo minuto, in modo inaspettato e a dispetto della mia speranza di rimanere con voi, per ragioni che non mi sono sinceramente note" dato che "poche settimane fa avevo dato la mia disponibilità a continuare ed era stata favorevolmente accolta". Al suo posto in via Venezian arriverà una manager dalla Romagna: si tratta di Maria Teresa Montella, sinora direttrice sanitaria dell’Istituto romagnolo per lo studio dei tumori “Dino Amadori” di Meldola (Forlì-Cesena), un Irccs pubblico monospecialistico oncologico proprio come l’Int.
Montella, vicina all’ambiente di Comunione e liberazione e molto stimata dall’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, ha una lunga esperienza in aziende sanitarie pubbliche dell’Emilia, della Romagna e delle Marche, e ha lavorato fino a ieri accanto a Lorenzo Maffioli, attuale dg dell’Irst Amadori ma fino a metà del 2023 direttore sanitario dell’Asst Sette Laghi, dopo una carriera da medico e poi dirigente quasi tutta in Lombardia; iniziata, tra l’altro, proprio all’Istituto di via Venezian. Per una new entry nella truppa dei direttori generali della sanità pubblica lombarda - freschi di strigliata con le ultime “pagelle”, relative all’anno 2023, che hanno visto crollare i punteggi dai quali dipendono i loro incentivi economici di otto-dieci punti rispetto alle annate precedenti - c’è anche un ritorno: quello di Vincenzo Petronella, che solo un anno fa veniva promosso dg (da direttore amministrativo, tra l’altro, dell’Istituto nazionale dei tumori) e mandato all’Ats della Montagna e adesso torna al San Matteo di Pavia dov’era arrivato, da direttore amministrativo, nel 2019 per risolvere il problema della voragine nei conti; ora invece sarà il direttore generale. Al posto di Stefano Manfredi, che va a dirigere l’Ats della Valpadana (Cremona e Mantova) innescando un domino che vede Ida Ramponi, direttrice generale dell’Ats della Bassa da appena un anno dopo aver guidato l’Asst di Crema, salire a prendere le redini dell’Asst della Valtellina e dell’Alto Lario da Monica Fumagalli, che passa a prendere il posto lasciato da Petronella all’Ats della Montagna, chiudendo il giro di poltrone tra la Pianura padana e le Alpi.
Al Pirellone l’opposizione è già partita all’attacco: "Ogni fine anno assistiamo a questi giri di valzer senza conoscere motivazioni e criteri", commenta il consigliere regionale di Avs Onorio Rosati, annunciando che chiederà al governatore Attilio Fontana e all’assessore Bertolaso "di chiarire le scelte in Consiglio regionale". "L’ennesima infornata di poltrone senza senso e mai un progetto vero per risolvere il problema delle liste d’attesa che continuano a crescere. La sanità lombarda è sempre di più una semplice questione di potere", chiosa il capogruppo del Pd Pierfrancesco Majorino.
Giulia Bonezzi