
Gino Strada
Milano – “Gino Strada ha cambiato la mia vita prima ancora che lo conoscessi di persona. Mi ricordo perfettamente una puntata del Maurizio Costanzo Show degli anni Novanta, in cui aveva denunciato pubblicamente l’orrore nelle mine anti-uomo e anche lo scandalo che il nostro Paese fosse tra i venditori più aggressivi. Da allora niente per me è stato più lo stesso". Alessandro Bertani, 54enne, è vicepresidente di Emergency, l’organizzazione indipendente che porta aiuto e sostegno medico alle vittime di guerra, anche in contesti pericolosi come Afghanistan, Ruanda, Sudan, Sierra Leone.
Nel 2005 Bertani, “folgorato” da Strada, ha smesso di esercitare la professione di avvocato in un prestigioso studio legale milanese per condividere il senso e lo spirito della Ong fondata nel 1994, partendo dall’attività di raccolta fondi fino a diventare responsabile del team legale.
Così ha conosciuto finalmente di persona il chirurgo di guerra che ha fatto di tutto per rendere migliore il mondo, curando ogni paziente, senza discriminazione. Ne è nata un’amicizia vera, durata fino alla scomparsa del fondatore dell’organizzazione indipendente, avvenuta giusto il 13 agosto di due anni fa, a 73 anni, mentre si trovava in Normandia. Strada era da tempo malato di cuore ma la morte è stata improvvisa: "L’avevo sentito il giorno prima per lavoro, da qualche mese non stava bene, ma nulla poteva farmi immaginare che quella sarebbe stata l’ultima telefonata".
Cosa le è mancato di più di Strada in questi due anni?
"La sua ironia. Confesso che prima di conoscerlo pensavo fosse un po’ burbero e ne ero intimorito... Ma Gino era una persona molto umana, conosceva l’arte della “leggerezza” nelle faccende quotidiane. Era anche un leader naturale: sapeva dare una speranza, un’indicazione e una guida. La sua più grande eredità è averci insegnato a non aver paura di sognare: diceva sempre che l’utopia era solo un progetto a cui si non è ancora cominciato a lavorare".
Oltre all’attivismo, con Strada ha condiviso anche l’esperienza diretta e devastante della violenza nei teatri di guerra?
"In Sudan dove Emergency ha aperto il Centro Salam (il primo centro di cardiochirurgia gratuito in Africa, ndr) sono stato una decina di volte dal 2007 al 2012. Gino operava dalle 7 del mattino e praticamente non si fermava mai fino alla sera con altri medici, solo tornando a casa trovare il tempo per rilassarsi. Anche se usciva da anni di conflitti, la situazione del Paese africano era molto più tranquilla allora rispetto a quella attuale. In Sudan siamo ancora presenti, abbiamo anche allestito un centro per la chirurgia di guerra dal momento che purtroppo ce n’è bisogno".
Strada non ha mai nascosto di sognare la fine di tutti i conflitti, cosa avrebbe detto della guerra in Ucraina se fosse ancora vivo?
"Le stesse cose che ha ripetuto per anni: che non esiste una guerra giusta, le armi sono sempre un problema e mai la soluzione".
Non pensa che ci sia un aggressore e un aggredito nel caso dell’ “Operazione speciale” in Ucraina?
"Nessuno mette in discussione che ci sia stata una violazione del diritto internazionale da parte della Russia. Ma non si può pensare di porre fine all’aggressione con un’altra aggressione. L’uomo può farlo con le idee che ha nella sua testa. Bisogna impegnarsi per mettere la guerra al bando dalla storia dell’uomo. La manifestazione a Roma lo scorso 5 novembre con 100mila persone dimostra che a credere nella pace non siamo in pochi".