REDAZIONE MILANO

Milano, Garavaglia e Mantovani assolti in Corte d'appello

Mantovani era stato arrestato nel 2015 e condannato nel luglio 2019 per corruzione, concussione e turbativa d'asta. Il commento: "La buona giustizia"

L'ex vice presidente della regione Lombardia Mario Mantovani in tribunale a Milano

Milano - La Corte d’appello di Milano ha confermato l’assoluzione per il ministro del Turismo ed esponente della Lega Massimo Garavaglia, assolto «per non aver commesso il fatto» nel luglio 2019 in primo grado dall’accusa di turbativa d’asta su una gara per il servizio di trasporto di persone dializzate del 2014, quando era assessore lombardo all’Economia. I giudici hanno assolto anche tutti gli altri imputati tra cui l’ex vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani, che era stato condannato in primo grado a oltre 5 anni e che era stato arrestato nel 2015 per corruzione, concussione e turbativa d’asta.

Il 17 luglio 2019 era stato assolto in primo grado Garavaglia, mentre era stato invece condannato a cinque anni e sei mesi l’ex vicepresidente della Regione Lombardia, Mario Mantovani che era stato arrestato nell’ottobre del 2015 per corruzione, concussione e turbativa d’asta. L’ex assessore lombardo, ex senatore ed ex sindaco di Arconate, secodo l’accusa era “a capo” di un “sistema di favori” e gestiva un “groviglio di interessi pubblici e privati che si concentrava nella sua figura, un sistema gestito anche dal suo entourage e dalle sue persone di fiducia”.

«Sette anni sono molto lunghi, però sono convinto che alla fine alla cattiva giustizia si è contrapposta la buona di oggi». Così, visibilmente emozionato e dopo aver abbracciato il suo legale Roberto Lassini e i suoi collaboratori, Mario Mantovani ha commentato a caldo il verdetto della Corte d'Appello di Milano. Corte che stamani lo ha assolto da tutte le accuse, dopo una condanna in primo grado a 5 anni e mezzo e dopo che era finito in carcere nell'ottobre del 2015 per corruzione, concussione e turbativa d'asta nell'inchiesta del pm Giovanni Polizzi. «Onore alla Corte d'appello di Milano che ha cercato la verità - ha aggiunto - Sono stato assolto con formula piena e sono soddisfatto che sia stata accertata la verità». 

 La seconda sezione penale d'appello di Milano (presidente Maurizio Boselli) oltre a confermare l'assoluzione di Garavaglia, assistito dai legali Jacopo e Gaia Pensa, e di un altro imputato (già decise dal Tribunale), ha ribaltato in toto il verdetto di primo grado per tutti gli altri (una decina gli imputati in totale) assolvendoli nel merito. Assolto, dunque, dopo essere stato arrestato quasi 7 anni fa e condannato in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione, l'ex numero due del Pirellone ed ex assessore alla Sanità Mario Mantovani, difeso dal legale Roberto Lassini. Assolto, tra gli altri, anche il contabile Antonio Pisano, difeso dall'avvocato Davide Steccanella.

Per il ministro Garavaglia, anche ex viceministro all'Economia, il pg Massimo Gaballo aveva chiesto una condanna a un anno e 6 mesi. Rispondeva solo di uno dei 13 capi di imputazione al centro del processo. In primo grado la Procura aveva chiesto 2 anni per Garavaglia, ma per il Tribunale mancavano «elementi adeguatamente dimostrativi per affermare» che l'ex assessore avesse dato un contributo «anche solo nella forma della agevolazione alla turbativa» e non c'erano «elementi per affermare una sua consapevolezza». Secondo l'accusa, l'allora assessore lombardo all'Economia nel giugno 2014 avrebbe dato, assieme a Mantovani, «disposizioni» e «l'input iniziale» per «vanificare gli esiti del bando» di una gara da 11 milioni di euro indetta «in forma aggregata» da tre Asl per il servizio trasporto dializzati.

Per l'accusa, l'input del «comportamento illecito di Giorgio Scivoletto», ex dg della Asl Milano 1 (oggi assolto), che si sarebbe attivato per «boicottare» la gara a cui non aveva potuto partecipare la Croce Azzurra Ticina Onlus, risaliva «alla telefonata tra i due assessori (Mantovani lo era alla Sanità, ndr)» del 1 marzo 2014. Tesi questa che non ha retto nemmeno oggi, così come tutte le altre ipotesi d'accusa nei confronti di tutti gli imputati.