Gabriele Marchesi indagato con Ilaria Salis, presidio in Tribunale a Milano: deve rimanere in Italia

Il 23enne è coinvolto nel presunto pestaggio Budapest per il quale è a processo la 39enne brianzola

Il tribunale di Milano e nel riquadro Ilaria Salis

Il tribunale di Milano e nel riquadro Ilaria Salis

Milano, 8 febbraio 2024 – I militanti antifascisti lombardi saranno in presidio davanti al Tribunale di Milano, il prossimo 13 febbraio, a sostegno di Gabriele Marchesi, il 23enne ai domiciliari a Milano perché coinvolto nel medesimo presunto pestaggio a un neonazista a Budapest, per il quale è a processo in Ungheria la 39 enne brianzola Ilaria Salis.

La sua estradizione verrà appunto discussa martedì in aula, in Corte d’Appello. L’udienza è stata più volte rinviata in attesa di risposte da parte dell'Ungheria sulle sue future possibili condizioni detective e garanzie sullo svolgimento del processo.

Non lo lasceremo solo, vogliamo che Gabri rimanga a casa libero!”, scrivono sul manifesto social i collettivi, riuniti per questa vicenda nel gruppo “Solidarietà Antifa Budapest”.

Gabriele Marchesi

Gabriele Marchesi, 23 anni, milanese, è imputato con lei nel procedimento sui presunti scontri a Budapest dell’11 febbraio 2023 in occasione del Giorno dell’onore (in cui i gruppi di estrema destra celebrano la “resistenza” dei nazisti tedeschi e ungheresi all’Armata Rossa). Anche Marchesi è accusato di aver aggredito i neonazisti: ma il giovane è agli arresti domiciliari a Milano perché destinatario di un mandato di arresto ungherese.

La richiesta di Budapest

Budapest ne chiede la consegna, ma i giudici italiani hanno più volte rinviato il procedimento in attesa che le autorità ungheresi, come richiesto ai primi di dicembre, fornissero chiarimenti su una decina di quesiti che riguardano le condizioni detentive, lo Stato di diritto e l’indipendenza della magistratura nel Paese. 

Il memoriale di Ilaria Salis

Proprio per evitarne la consegna la 39enne aveva scritto il memoriale sulle condizioni di detenzione in Ungheria che gli avvocati del giovane hanno depositato alla Corte d’appello di Milano. Nel testo la donna ha spiegato che in cella ci sono cimici e topi, per giorni è stata senza carta igienica e assorbenti e il cibo scarso (solo colazione e pranzo) e consegnato in condizioni igieniche carenti.