Milano, 28 marzo 2024 – Gabriele Marchesi non sarà trasferito in carcere in Ungheria. Lo ha deciso la Quinta Corte d'Appello di Milano (la sezione specializzata in procedure di estradizione) accogliendo la richiesta formulata dal sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser e dell'avvocato Mauro Straini, difensore del 23enne. I giudici hanno inoltre disposto la liberazione immediata del giovane, finora sottoposto agli arresti domiciliari in quanto destinatario di un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità di Budapest. Mandato che, nonostante la sentenza milanese, resta valido e potrebbe scattare fuori dai confini italiani.
Marchesi, militane antifascista, è coindagato di Ilaria Salis, detenuta a Budapest in condizioni da lei denunciate come “inumane”. Proprio questa mattina, in Tribunale a Budapest, invece, è stata respinta la richiesta di far passare ai domiciliari l’insegnante monzese in carcere in Ungheria da 13 mesi con l'accusa di aver aggredito due neonazisti durante il ‘Giorno dell'Onore'.
Marchesi: “Sono contento”
“Sono contento”, si è limitato a dire Marchesi, subito dopo la lettura del provvedimento. Il 23enne, visibilmente emozionato, si è poi abbracciato con un amico e ha stretto la mano al pg Cuno Tarfusser. E, su consiglio dell'avvocato Mauro Straini che lo difende insieme ad Eugenio Losco, è rientrato a casa in attesa della notifica dell'atto con cui ritorna libero.
Il legale: “Escludo impatti sul processo Salis”
“Voglio escludere che questa decisione possa in qualsiasi maniera possa influenzare il processo a carico di Ilaria Salis", ha detto l'avvocato Mauro Straini, difensore di Gabriele Marchesi. E ha aggiunto: “Non è la prima volta che nell'ambito delle relazioni tra Stati Europei viene rigettata la richiesta di esecuzione di un mandato di arresto europeo. E' un dovere, continuo, inderogabile, come ha sottolineato il giudice nell'ottima sentenza, verificare il rispetto dei diritti fondamentali della persona. Questa è una garanzia alla base del sistema democratico".
Il legale ha poi sottolineato: “E' un verdetto che riconosce la fondatezza delle considerazioni che la difesa aveva svolto, mettendo a disposizioni della Corte risultati di numerose relazioni internazionali di organi dell'Unione Europea, del Consiglio di Europa, della Cedu, del comitato dei ministri del consiglio d'Europa e del Parlamento Europeo. Plurime fonti che consentivano di ritenere fondato il rischio di violazione del divieto di trattamenti inumani e degradanti in caso di consegna di Marchesi”. Infine, Straini ha assicurato: “E' sollevato, molto frastornato perchè è un ragazzo giovane, ma di certo molto soddisfatto”.
Pg Tarfusser: “Non credo sia uno schiaffo”
“Il sistema carcerario ungherese non lo conosco, ma certamente non siamo noi che dobbiamo insegnare come si trattano i detenuti. Non credo sia uno schiaffo, l'Ungheria si è un po' allontanata dello spirito che ha animato lo sviluppo europeo verso un comune sistema giudiziario”, ha detto il sostituto pg di Milano, Cuno Tarfusser, commentando la decisione della Corte d'Appello di Milano di non consegnare all'Ungheria il 23enne Gabriele Marchesi.
Il presidio davanti al Tribunale
Questa mattina, davanti al Tribunale di Milano, si era svolto un presidio a sostegno di Gabriele Marchesi. I manifestanti, nel giorno dell’udienza, avevano mostrato uno striscione “Né prigione, né estradizione - Free all Antifas - Da Milano a Budapest”.
La Procura di Budapest: “In carcere”
Per Marchesi la Procura di Budapest sosteneva che ci fosse la “necessità” del carcere e aveva risposto picche alla Corte d'Appello di Milano che aveva chiesto di verificare la possibilità di "strumenti" alternativi al mandato d'arresto europeo di cui è destinatario il 23enne, sospendendo la consegna.
Strumenti alternativi come gli arresti domiciliari in Italia che, invece, per le autorità del Paese guidato da Viktor Orban, non sono possibili perché solo con la "consegna e l'arresto" del giovane, è ritenuto il modo per evitare un’eventuale fuga e per "garantire" che resti "a disposizione delle autorità" e sia presente in particolare "agli atti procedurali".
Secondo la ricostruzione del pubblico ministero caposezione Zita Nag, Marchesi, coindagato di Ilaria Salis, farebbe pure lui parte di "una organizzazione criminale" creata "per commettere atti violenti contro le persone". Un sospetto, questo, ritenuto "fondato" per la conferme date, tra l'altro, "da immagini di telecamere, deposizioni di testimoni, perizie medico-legali sulle lesioni delle vittime" e "prove documentali".
Inoltre, per sostenere che ci sono le condizioni per l'arresto, il pm osservava che, per i reati contestati, la pena prevista dalla legge va dai 2 ai 24 anni di reclusione. Una "tale durata - prosegue l'atto - costituisce di per sé il rischio di fuga e clandestinità per un autore che non ha legami con l'Ungheria", qualora non fosse in carcere.
Il magistrato, a supporto della sua replica, aveva aggiunto inoltre che "la persona ricercata è partita per un luogo sconosciuto dopo aver commesso il reato e la sua effettiva dimora, abitazione, mezzi di sussistenza ed esistenza nel suo Paese sono sconosciuti". E ancora: "Lui e i suoi compagni, al solo scopo della commissione organizzata di reati dolosi a lui imputabili e diretti a procurare lesioni potenzialmente mortali, sono arrivati in Ungheria in un modo e su un percorso" che avrebbe reso impossibile ricostruire "il suo viaggio a Budapest e verificare il suo alloggio prenotato con dati fittizi".
Sulla base di ciò, aveva concluso, "date le circostanze cospirative altamente organizzate dell'esecuzione e dei preparativi del reato, non si aspetta" da parte di Marchesi, ai domiciliari in Italia, "l'osservanza spontanea delle norme che sarebbe condizione fondamentale per l'applicazione di una misura meno severa dell'arresto".
La Corte d’Appello: “Misure alternative”
Lo scorso 13 febbraio la Corte d’Appello di Milano aveva negato l’estradizione, mantenendo il provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari su Marchesi. La Corte d’Appello aveva chiesto alle autorità ungheresi di verificare la possibilità di "strumenti" alternativi al mandato d'arresto europeo, come i domiciliari in Italia, sospendendo la consegna.
Gabriele Marchesi
Gabriele Marchesi, 23 anni, milanese, è imputato con lei nel procedimento sui presunti scontri a Budapest dell’11 febbraio 2023 in occasione del Giorno dell’onore (in cui i gruppi di estrema destra celebrano la “resistenza” dei nazisti tedeschi e ungheresi all’Armata Rossa). Anche Marchesi è accusato di aver aggredito i neonazisti: ma il giovane è agli arresti domiciliari a Milano perché destinatario di un mandato di arresto ungherese.