SIMONA BALLATORE
Cronaca

Da Fukushima ai misteri del passato: chi sono i cacciatori di isotopi

Milano, viaggio nei laboratori della Bicocca. "La radioattività? Per tanti è tabù, ma la ricerca è essenziale"

I ricercatori in Bicocca

I ricercatori in Bicocca

Milano . Dieci anni fa furono i primi a trovare “tracce“ dell’incidente nucleare di Fukushima nell’aria di Milano: sono i ricercatori del Laboratorio di Radioattività dell’università di Milano-Bicocca, fondato nel 1996 da Ettore Fiorini. Dal piano meno 3 di Piazza della Scienza al “Cuore“ del Gran Sasso, dalla Cina ai progetti di tutela dei beni culturali e per l’agricoltura di precisione: i “detective“ della Bicocca lavorano con strumenti di alta precisione e rilevatori al germano iperpuro per misurare la radioattività di qualsiasi campione di aria, acqua, terra che arriva da tutto il mondo.

"Cerchiamo eventi rari – spiega il Massimiliano Clemenza, coordinatore del gruppo di ricerca – non tanto e solo il superamento di limiti e i rischi per la salute, sotto il controllo di altri enti, dall’Arpa ai Vigili del fuoco". Gli strumenti di precisione riescono a rilevare i “picchi“ e a risalire agli eventi che li hanno emessi, anche lontani nel tempo e nello spazio. È successo così, dieci anni fa, dopo l’esplosione di Fukushima: "In quel periodo abbiamo effettuato misurazioni sulla radioattività presente nell’aria del nostro dipartimento che testimoniavano l’arrivo di materiale radioattivo da una distanza di migliaia e migliaia di chilometri – racconta Clemenza –. Il livello di radioattività non era tale da destare allarme, era un milione di volte più basso rispetto a quello dell’aria di Tokyo. Ma grazie ai nostri strumenti riusciamo a intercettare segnali anche molto deboli".

Arrivano anche carote di ghiaccio nel laboratorio “Eurocold“ del dipartimento di scienze dell’ambiente e, grazie ad esse, si può tornare indietro nel tempo. "Più sono profonde più conservano la “memoria“ di eventi passati - spiega il ricercatore – riusciamo a leggere per esempio i picchi degli ultimi esperimenti nucleari nell’atmosfera degli anni Sessanta". L’obiettivo dei "detective" della radioattività è indagare anche la fisica del neutrino. "Del quale sappiamo ancora poco – sottolinea la ricercatrice Monica Sisti – e dopo la scoperta del Bosone di Higgs è fondamentale capire le caratteristiche di queste particelle, riuscendo a calcolarne la massa, per chiudere il cerchio". Vanno in questa direzione il progetto Juno, in Cina, al quale collaborano per misurare lo spettro di oscillazione delle tre famiglie di neutrini, e il progetto “Cuore“, nei laboratori nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, schermati dal piombo antico, prezioso dal punto di vista archeologico ma anche scientifico.

"Ha duemila anni – spiega Clemenza, mostrando alcuni lingotti che custodisce anche l’ateneo milanese –. Risalgono all’epoca dell’Imperatore Augusto: duemila lingotti di piombo purissimo che conservano il marchio di fabbrica sono stati trovati nel 1990 nella stiva di una nave affondata al largo della Sardegna. Il professor Fiorini si è subito mobilitato per trovare un accordo e poterne utilizzare 200 per la schermatura dei nostri esperimenti alla ricerca di eventi rari nel massiccio del Gran Sasso".

È piombo privo di contaminazione radioattiva. "E la nostra attività di ricerca principale è proprio la selezione dei materiali a basso contenuto di radioattività per gli esperimenti di fisica delle particelle", ricordano gli scienziati milanesi. Anche il progetto “Pignoletto“ è legato alla radioattività: in questo caso si torna in regione Lombardia e si affronta l’agricoltura di precisione. "Con droni e rover e con radiazioni ionizzanti di tipo gamma, iperspettrali ottici e multispettrali termici possiamo avere una caratterizzazione dell’appezzamento veloce e utile ad aziende agricole ma anche a vigili del fuoco e Arpa". E il laboratorio della radioattività è in prima linea anche per la tutela dei beni culturali. Utilizzando i “muoni“, particelle elementari con carica elettrica negativa, sono state analizzate per esempio le navicelle nuragiche esposte nel Museo Archeologico Nazionale di Firenze, col quale è attiva una collaborazione, senza prelievi che potrebbero danneggiare il reperto. E c’è un’alleanza Bicocca-Regno Unito col Rutherfoprd Appleton Laboratory. "La radioattività spesso è un argomento tabù, ma nella ricerca può dare informazioni cruciali, in tutti i campi", spiegano i detective della Bicocca.