
Frodi sull’ecobonus e sui rifiuti. Il medico delle ’ndrine in Vittor Pisani: "Qui ci dobbiamo mangiare tutti..."
"È un portento, conosce tutti". A definire il funzionario del Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture che, con una lezione aveva dato una serie di diritte su come fare affari con l’Ecobonus, è il medico in servizio in una Rsa, Giovanni Morabito, figlio dello storico esponente della ‘ndrangheta, Giuseppe Morabito, finito tra i 18 destinatari di una misura cautelare eseguita nell’ambito di una indagine della Dda sul gruppo criminale vicino alla cosca Morabito-Palamara-Bruzzaniti. Giovanni Morabito, ritenuto a capo del sodalizio, il 15 marzo 2021, parlando con il suo "braccio destro", Massimiliano D’Antuono, dopo aver ricevuto, nell’ufficio di via Vittor Pisani, spiegazioni sul meccanismo del bonus e su come organizzarsi per prendere il lavoro assieme ai costruttori "amici", ha espresso il suo apprezzamento. "Le sue affermazioni - si legge nell’ordinanza del gip Domenico Santoro - sebbene stringate, erano comunque significative perché finalizzate a dare la sua approvazione al progetto che, su sua esplicita direttiva, D’Antuono avrebbe dovuto seguire con assoluta priorità". Il professionista, in grado di dare un contributo chiave, è la sintesi di un passaggio dell’ordinanza, alle iniziative illecite "presenti e future" rappresenta una sorta di "capitale sociale" di cui dispone il gruppo criminale.
ll quartier generale delle riunioni della costola milanese della ’ndragheta era negli uffici al civico 10 di via Vittor Pisani, in zona stazione Centrale. Gli incontri si tenevano nell’ufficio oppure, quelli informali, in alcuni bar della città, uno in viale Monza, angolo via Sant’Erlembardo. Via Vittor Pisani era l’effettiva sede di una vera e propria struttura organizzata in cui venivano discussi gli affari della ‘ndrangheta del gruppo guidato da Morabito. In uno dei vari incontri nell’ufficio sei gruppi con dentro persone legate "a diverse e potenti famiglie di ‘ndrangheta" avrebbero deciso di "operare" assieme "nel business dei rifiuti", dividendo i "profitti".
In una intercettazione si sente Massimiliano D’Antuono, uno degli arrestati, dire: "Noi abbiamo il gruppo di Tonino (...) se io devo mangiare sul gruppo di Tonino, devi mangiare anche te, deve mangiare anche il Benza (...) Ciccio ci porta la discarica tutti mangiamo su quello di Ciccio". La Dda aveva chiesto al gip l’applicazione di 65 misure cautelari per altrettanti indagati, tra cui 41 richieste di carcere, ma il gip ha accolto le istanze di misura cautelare per 18 persone (sette in carcere). Non è stata riconosciuta dal giudice, neanche per Giovanni Morabito, l’accusa di associazione mafiosa, ma solo quella di associazione per delinquere con la finalità di agevolare la ‘ndrangheta.
Anna Giorgi
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