
Fondazione Francesca Rava
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Milano - Bambini e adolescenti che hanno avuto la sfortuna di nascere in contesti difficili ma non quella di rimanere soli. Perché hanno incrociato i volontari della Fondazione Francesca Rava NPH Italia Onlus che, nel nostro Paese come nel terzo mondo, lavorano per un cambiamento duraturo nella loro vita, attraverso vari progetti, incluso quello che porterà le più piccole, con lo studio, a diventare donne indipendenti. La Fondazione è nata nel 2000 per volontà della sua presidente, Mariavittoria Rava, che porta avanti il lascito ideale di una persona speciale, la sorella Francesca scomparsa - a 26 anni - in un incidente stradale. "Francesca era minuta ma capace di sprigionare un fortissimo coraggio nell’aiutare gli altri. Lo faceva in silenzio, con profonda umiltà. Dedicava le sue poche vacanze ad accompagnare i disabili a Lourdes" racconta l’avvocato Rava.
Come la Fondazione porta avanti la battaglia per la parità di genere? "Siamo convinti, come le Nazioni Unite, che l’uguaglianza fra i sessi sia uno degli obiettivi per cambiare il mondo. Per noi significa crescere le donne, sin da piccole, nella consapevolezza dei loro diritti. In America Latina e ad Haiti ci sono ragazze che non pensano di poter avere un lavoro, tantomeno di poter diventare dottoresse, per un pregiudizio che le relega alle faccende di casa. Per questo abbiamo lanciato il progetto di empowerment “Chicas Poderosas“ per incoraggiarle a studiare e diventare indipendenti. Un programma simile lo portiamo avanti anche in Italia, in molti quartieri di Milano, a Baranzate. Siamo attenti anche alla prevenzione e alla cura delle donne: ad Haiti abbiamo inaugurato il primo centro per il tumore al seno".
La pandemia ha fatto sorgere nuovi progetti? "Sì. Rimanendo in Italia sin da marzo abbiamo supportato 30 ospedali come il Sacco e il Policlinico con attrezzature e volontari per la terapia intensiva. Alla Clinica Mangiagalli, e in altri sei ospedali, abbiamo lanciato il progetto Maternità Covid-19 per percorsi di nascita sicuri per mamme positive e non. Le difficoltà economiche legate alla pandemia hanno fatto aumentare i casi di donne che vorrebbero partorire di nascosto. Avviato da tempo, è diventato attualissimo il progetto “Ninna Ho“ al Policlinico e in altri sei ospedali: qui le culle termiche accolgono neonati che finirebbero abbandonati, garantendo il diritto al parto in anonimato. Nessuno dovrebbe giudicare queste madri che sono minacciate e disperate, come nel caso di una prostituta milanese rimasta incinta di un cliente. Il suo protettore l’ha obbligata a rimanere in strada fino all’ottavo mese, poi voleva che si liberasse del feto. Siamo riusciti ad avvicinarla e così ha partorito in ospedale senza l’obbligo di riconoscimento. Il suo bimbo è stato adottato".
C’è anche il progetto Sos spesa. Di che si tratta? "Di donazione di generi alimentari, beni di prima necessità, strumenti per la didattica a distanza. Finora abbiamo raggiunto 50mila fra bambini in case famiglia e famiglie in difficoltà. Spesso sono madri sole, senza soldi per il cibo. Aiutare economicamente le donne è importante anche per la prevenzione della violenza. Ci sono uomini che le colpevolizzano se ci sono difficoltà, costringendole a sopportare soprusi di ogni tipo".