MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Il Foehn a Milano? 24 volte all’anno. Lo studio sul clima nella metropoli

Luigi Mariani, agrometeorologo, spiega che il fenomeno non è raro: "Bisogna pensarci quando si posa la cartellonistica"

Albero abbattuto dal vento in un parco del Municipio 7

Milano - "Il foehn non è un fenomeno raro a Milano. Io conto un paio di casi al mese, soprattutto in primavera e in autunno. La media è di 24 all’anno". A parlare è Luigi Mariani, docente di Agrometeorologia dell’Università degli Studi di Brescia e di Storia dell’Agricoltura alla Statale di Milano.

Professore, in questo caso non si parla quindi di “meteo impazzito“ per il cambiamento climatico? "No. Il fenomeno esiste da sempre, con tutta probabilità già c’era quando Milano era capitale dell’Impero romano o quando fu fondata dai celti. Cambia la percezione umana e il fatto che la memoria delle persone sia estremamente imprecisa a riguardo. È un fattore umano. A Milano tutti ricordano il caso eclatante dello scorso 7 febbraio, e oggi (ieri per chi legge, ndr) vivono la stessa situazione. Ma se io prendo il mio quaderno, l’agenda meteorologica in cui segno tutto, anche gli eventi ventosi, noto subito che il foehn aveva toccato la città anche tra il 31 gennaio e il 1° febbraio. Poi di nuovo il 2. Facendo meno danni, al punto che nessuno o quasi ci ha fatto caso".

Qual è la particolarità di questo vento? "È un vento catabatico, che soffia scendendo da “un’inclinazione“ come una barriera montuosa. In questo caso viene dalle Alpi, ed è caldo e asciutto. Quando la perturbazione urta da nord l’arco alpino, sul versante montuoso scarica pioggia o neve mentre in Pianura arriva sotto forma di vento forte, vorticoso. Spiegato in parole semplici, la massa d’aria che urta le Alpi non vorrebbe salire ma si trova davanti la catena montuosa, quindi va verso l’alto e, salendo, perde umidità (di conseguenza piove). Quando scende a valle, il “vento di caduta“ è molto potente. Le raffiche arrivano a superare i 70 chilometri orari".

In città l’effetto si amplifica? "Sì, perché il vento si incanala nelle vie e prende velocità. Il meccanismo è lo stesso del “tubo di Venturi“ (un fluido che si muove all’interno di un condotto, aumenta o diminuisce la sua pressione in funzione della sua velocità, ndr). Io noto gli effetti in città: nei mesi scorsi ho visto un platano caduto nella zona di via Solari. Ho notato che la porzione di terra in cui era immerso è striminizita. Penso si dovrebbe porre maggiore attenzione: gli alberi hanno bisogno di più terra. A febbraio il vento aveva causato indubbiamente dei danni maggiori, ricordo anche il distaccamento di coppi in più parti della città, i disastri al Castello Sforzesco e alla stazione Centrale. Ma il fohn, ripeto, non è una rarità".

Prima ha parlato di “agenda meteorologica“. Cos’è? "Un taccuino in cui registro tutti gli episodi climatici, dal 1991 a oggi. Non sarei in grado di ricordarli altrimenti. La memoria delle persone è estremamente imprecisa su questo; è un fatto umano. Molti si stupiscono quando lo dico ma i casi di fohn a Milano sono in media 24 all’anno. Significa un paio al mese. Un singolo evento può durare anche tre giorni (come è successo a cavallo tra gennaio e febbraio). Le mie origini sono della zona padana: mia nonna, della Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, diceva in dialetto che “il vento dura tre giorni“. Era sicuramente fohn, quello tramandato nel detto popolare. Un vento che non è solo “veloce“, ha anche una turbolenza particolare. Cala di colpo. E anche la direzione che prende può causare problemi; non a caso è massimo il rischio di incendi boschivi negli ambiti forestali del nord, in primavera e in autunno. Il fohn ha un suo periodo, una sua ricorrenza".

Qualche consiglio? "Considerare che esiste questo vento, quando si progetta la cartellonistica stradale. Perché deve essere a prova di caduta. Purtroppo si tende a pensare che non ci sia vento a Milano ma non è così: il fohn interessa tutte le zone che si trovano ai piedi dell’arco alpino. Mi viene in mente anche Torino. E una poesia".

Quale? "Torino, tratta da “I colloqui“ di Guido Gozzano. In particolare questi versi: 'Come una stampa antica bavarese vedo al tramonto il cielo subalpino. Da Palazzo Madama al Valentino ardono l’Alpi tra le nubi accese. È questa l’ora antica torinese, è questa l’ora vera di Torin'“. Io penso sia il testo più poetico in assoluto mai scritto per descrivere il foehn".