La ricercatrice: "Così ho trovato la foca monaca, nei nostri mari c’è il suo Dna"

Elena Valsecchi, ecologa molecolare, ha condotto ricerche a Cambridge e in Australia. È tornata in Italia sulle tracce del mammifero quasi invisibile e fragile per eccellenza

Il prelievo di campioni a Medera

Il prelievo di campioni a Medera

Milano - Milano cuore del Mediterraneo, con la creazione di una banca del Dna ambientale marino nell’università Bicocca. L’avventura parte da lontano, ma arriva alla nostra conoscenza grazie alla foca monaca e a Elena Valsecchi, ecologa molecolare del dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra e docente di Marine Vertebrate Zoology. Si occupa di Dna e mammiferi marini sin dai tempi del dottorato di ricerca (PhD) alla Cambridge University, con William Bill Amos supervisore.

Per quattro anni ha condotto ricerche in due università australiane. "Sapevo, come mi era stato detto, che non sarebbe stato facile tornare a fare ricerca in Italia – ricorda Valsecchi – e così è stato. Ma ora sono qui, a Milano, nuovamente in campo. Dopo avere fatto la mamma a tempo pieno mi sono detta: “Se torno devo farlo con qualcosa di grande, altrimenti tiro i remi in barca“, mi è stata data l’opportunità e l’ho colta". Si è rituffata nel campo del Dna ambientale, con vari progetti tra cui uno particolarmente visionario che ruota attorno alla misteriosa foca monaca. "Analizzando l’acqua si può scoprire chi è passato? Troveremo tracce anche della foca monaca? Avevo molto scetticismo attorno a me all’inizio – strizza l’occhio – un po’ perché è un mammifero estremamente elusivo, si pensava fosse addirittura assente nelle nostre acque: era come cercare l’ago in un pagliaio. Ma è anche l’animale per eccellenza che va salvaguardato, e ho voluto andare fino in fondo. Per fortuna ho trovato la totale fiducia di Paolo Galli, direttore del MaRhe Center, che ha supportato la mia follia". I risultati le hanno dato ragione: la foca è “tornata” a fare capolino nel Mare Nostrum.

C’è la prova : il suo Dna ha anticipato e confermato i recenti avvistamenti nei mari Tirreno e Ionio. Nella sua squadra Valsecchi ha coinvolto anche Emanuele Coppola, documentarista e presidente del Gruppo Foca Monaca, e Antonia Bruno del dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze UniMiB Mediterraneo. Il metodo, descritto in un articolo su “Biodiversity and Conservation”, favorirà il monitoraggio e la salvaguardia dei pinnipedi. Prima sono andati a caccia di marcatori specifici, una sorta di firma molecolare della specie, scaricando quintali di sequenze di Dna dalle banche internazionali.

"Mi servivano però campioni dai posti dove c’era sicuramente la foca monaca, per verificare e validare l’efficacia della tecnica – continua la ricercatrice – Nell’arcipelago portoghese di Madera c’è una popolazione stanziale, abbiamo chiesto alla collega Rosa Pires, dell’Instituto das Florestas e Conservação da Natureza, di raccogliere campioni d’acqua nelle coste, in prossimità delle grotte dove le femmine avevano appena partorito e più lontano. E abbiamo chiesto, inizialmente, di non dirci dove li avessero prelevati in modo da capire se in prossimità delle foche il segnale fosse più forte. Il test ha funzionato". A questo punto si voleva subito testare la metodologia nel Mediterraneo. Ma c’era una pandemia in mezzo: non era consentito uscire in mare a raccogliere nuovi campioni. Fortunatamente il gruppo ne disponeva già di alcuni per altri progetti: "Abbiamo rilevato la presenza della specie in circa il 50% dei campioni prelevati al largo dell’isola di Lampedusa nell’estate 2020 e in alcuni campioni prelevati tra il 2018 e il 2019 da traghetto al largo dell’arcipelago Toscano", afferma Valsecchi. Destino vuole che in quelle aree fossero stati segnalati successivamente alcuni avvistamenti.

La foca monaca frequenta i nostri mari: se è ancora impossibile un censimento della popolazione, la mappa col loro passaggio si sta costruendo. "Sarà completata anche grazie al contributo della citizen science – anticipa Valsecchi – Gruppi di turismo sostenibile ci hanno aiutato a raccogliere oltre 130 campioni d’acqua che stiamo analizzando. Ci siamo spinti fino alle Baleari, in collaborazione con l’università locale". C’è pure in corso un progetto Life finanziato dall’Unione Europea e guidato da Ispra: Conceptu Maris. Il fine è studiare pesci e cetacei, ma i campioni raccolti dai traghetti potrebbero poi essere utilizzati per verificare il passaggio delle foche: il sospetto è che in mare aperto facciano banchettate notturne. Si parte quest’anno con la raccolta di dati, si proseguirà nei prossimi tre, mentre prende forma la banca dell’eDNA Mediterraneo: nessuno potrà più dire che a Milano manca solo il mare. C’è pure l’oceano: il quartier generale del MarHe Center (Centro ricerche di Bicocca alle Maldive) è già qui.  

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