GIULIA BONEZZI
Cronaca

Gli ultimi minuti di vita di Floriana Floris: le preghiere al killer, l’amore per la figlia e l’urlo disperato

L’agente di commercio milanese fu massacrata con 45 coltellate nel giugno scorso dall’uomo che voleva lasciare. In aula uno psichiatra racconta gli attimi finali prima dell’omicidio, ripresi dalla vittima con il telefonino

Un primo piano di Floriana Floris

Un primo piano di Floriana Floris

Milano, 28 febbraio 2024 – La vittima che con le ultime forze scrive il nome del suo assassino; sulla moquette nel film “Sciarada”, con Audrey Hepburn e un Cary Grant dalla quadruplice identità; col suo stesso sangue in un’ipotesi accusatoria su un pluridecennale cold case italiano che non menzioniamo perché il sospettato è stato assolto in via definitiva. E perché questa non è una suggestione investigativa, non è un film: è il femminicidio in diretta di Floriana Floris, una milanese di 49 anni che il 6 giugno dell’anno scorso, quaranta minuti prima di essere uccisa con 45 coltellate dal compagno che voleva lasciare, ha acceso la fotocamera del cellulare in modalità video. "Se succede qualcosa - disse - sapranno cosa mi hai fatto".

I video sono sette, e della loro esistenza ha parlato in tribunale ad Alessandria uno psichiatra, consulente della pm Eleonora Guerra, alla prima udienza del processo a Paolo Riccone, cinquant’anni, accusato di omicidio volontario aggravato. Lui, che in quei video le diceva "ammazziamoci insieme", e invece ha ammazzato solo lei, con decine e decine di coltellate, sulle mani perché si era difesa, sulla gola quelle mortali.

I video testimoniano l’orrore avvenuto in una casa di Incisa Scapaccino, in provincia di Asti, dove Floriana, sarda d’origine ma da anni a Milano dove faceva l’agente di commercio, s’era trasferita nel 2021 dopo aver perso il lavoro per la pandemia, per convivere con Riccone, vedovo, ricercatore ad Alessandria, nella casa del padre di lui, che è morto un mese prima del femminicidio.

Dopo aver massacrato Floriana, Riccone l’ha vegliata per tre giorni, imbottito di ansiolitici; si è tagliato un po’ i polsi, ha bevuto un po’ di candeggina, l’hanno trovato i carabinieri entrati in casa dopo l’allarme della figlia di Floriana, che viveva in un’altra provincia del Nord e non la sentiva da giorni. Riccone non ha ammesso subito di averla uccisa: mentre lo portavano in ospedale disse di averla trovata già morta e lasciò intendere che si fosse suicidata, come voleva lui.

“Voglio vivere perché ho una figlia", implorava invece Floriana nella sua ultima ora, e all’assassino che le diceva "ti amo" rispondeva: "Questo non è amore. Se mi tratti così voglio andarmene. Domani vado dai carabinieri e poi dagli assistenti sociali, che mi trovino un’altra casa, prima che io torni a lavorare". L’ombra della violenza economica, nel racconto dei video reso dallo psichiatra Raffaele Pugliese, che in aula ha precisato come Riccone fosse capace d’intendere e di volere.

La perizia psichiatrica era stata chiesta dall’avvocato del cinquantenne sostenendo che questi soffrisse di attacchi depressivi; per l’esperto incaricato invece "di fronte alla possibilità concreta di perdere il possesso della donna, che riteneva di sua proprietà, le disse che senza di lei non poteva vivere e le propose un suicidio di coppia".

"Non voglio morire con te, voglio vivere per mia figlia", gli rispose Floriana prima di cercare di chiudersi in bagno e affidare al telefonino l’ultimo grido disperato: "Aiutami mio Dio".