
È la prima donna ai vertici della fondazione. "Set da scoprire e iter più flessibili"
Mariagrazia Fanchi direttrice di Almed - l’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo dell’Università Cattolica - è la nuova presidente della Lombardia Film Commission. Prima presidente donna in 25 anni di attività della Fondazione. E arriva dal mondo accademico. Cosa l’ha spinta ad accettare l’incarico?
"Mi sono sempre occupata di ricerca e di attività organizzative e gestionali, che credo possano aiutare in questo incarico. In entrambe le realtà ci sono lavoratori dietro le quinte, bravi e capaci, con davanti una montagna di lavoro. La Film Commision è stata rallentata dagli eventi degli ultimi anni, non certo indifferenti, ma le attività correnti non si sono mai fermate, hanno realizzato più di 130 produzioni ogni anno. Oggi c’è una grande aspettativa da parte del comparto".
Come sta il distretto dell’audiovisivo lombardo?
"Le imprese audiovisive attive in Lombardia sono oltre 1.700. Accanto a grosse imprese c’è un pulviscolo di medie e piccole imprese: un tessuto produttivo straordinario. Anche dal punto di vista del fatturato la situazione è invidiabile".
Cosa manca?
"Le piccole e medie imprese hanno più bisogno di sostegno e di essere accompagnate nei momenti delicati del processo produttivo. Penso soprattutto alla pre-produzione, in cui oltre a sviluppare l’idea si verifica la copertura economica. Siamo ripartiti da qui, con il primo bando di sviluppo per il quale Regione Lombardia, con l'assessore Francesca Caruso, che si è spesa in prima persona, ha stanziato 300mila euro. Un’altra novità è che sarà gestito dalla Film Commission: è nelle sue corde e si alleggerisce il lavoro dell’amministrazione. Da subito c’è stato un coinvolgimento degli operatori, dei produttori e delle associazioni, che abbiamo raggiunto con una survey, per chiedere i capitoli di spesa più importanti e capire dove agire".
Quanto il cinema può aiutare il territorio e viceversa?
"Tantissimo. Con questo primo bando si sostengono proprio le opere che raccontano la Lombardia e i suoi personaggi, la storia inserita nel territorio. E c’è un potenziale altissimo". Si torna a girare a Milano e in Lombardia? "Le produzioni non si sono mai fermate, soprattutto nell’area della comunicazione corporate, nella produzione di documentari e tante serie sono state lanciate a Milano e sono legate al territorio, anche se parte del set è fuori regione. Ci sono tanti fattori che entrano in gioco nella scelta delle location".
E ostacoli (burocratici e non) da superare.
"Sì. A Milano per esempio è più complicato allestire set per tanti giorni per la struttura urbana e perché si vive intensamente. Ma “Milano resta Milano“: bisogna facilitare un match tra le esigenze della popolazione e quelle della produzione".
Come?
"Si può intervenire stringendo accordi e con una maggiore flessibilità negli iter autorizzativi. Ma è importante anche valorizzare il “non Milano“: la Lombardia offre tantissimo. Ci sono location che sono state già utilizzate anche da Hollywood, ma tantissime tutte da scoprire e piccoli borghi e borghi storici da valorizzare". La sue location del cuore? "Penso a luoghi bellissimi milanesi poco sfruttati, anche in zone periferiche. E ho nel cuore il mondo meraviglioso della montagna. In Lombardia abbiamo tanti service attrezzati per le riprese nella parte montana, che è ancora da esplorare". Esiste una sorta di anagrafe dei luoghi “da cinema“? "Sì, c’è un archivio delle location che si aggiorna man mano, con le caratteristiche paesaggistiche ma anche tecniche. Sono valorizzate anche sul portale unico creato da Italy for Movies: una vetrina anche per produttori e registi internazionali, anche se resta cruciale il ruolo del location manager italiano".
Siamo in pieno Milano Film Fest, che ruolo hanno i festival storici e al debutto?
"Aiutano la distribuzione e il cinema indipendente, in alcune zone riattivano un consumo cinematografico sopito e attirano flussi turistici, sia per il business tourism degli operatori sia con il cineturismo, invitando a esplorare i set del territorio. Senza dimenticare la funzione culturale fondamentale".
Insieme alle scuole. Si stanno aprendo nuovi corsi a Milano.
"C’è una fioritura non solo delle scuole di cinema ma anche di eccellenze del territorio che formano tecnici del suono e diverse professionalità: altro indicatore del fatto che siamo dentro un distretto, che richiede una formazione permanente".