MAURO CERRI
Cronaca

"Figli dodicenni soli a casa, siamo costretti a infrangere la legge"

L’abbandono di minori è un reato ma per moltissimi genitori smart-working e congedi parentali rappresentano un’utopia

di Mauro Cerri

Da oggi centinaia di ragazzini milanesi, con una stima al ribasso, saranno a casa da soli. Tra le tante incertezze che hanno accompagnato l’ultimo decreto anti-contagio, questo è uno dei pochi dati sicuri. E poco conta se la legge (art. 591 del codice penale) vieti l’abbandono di minori di 14 anni. Parliamo degli studenti di seconda e terza media obbligati alla didattica a distanza, proprio come i colleghi delle scuole superiori che da settimane non svolgono le lezioni in presenza. Se comitati di genitori, presidi e insegnanti fino all’ultimo si sono appellati al governo per escludere le scuole medie dal nuovo lockdown, è anche per scongiurare tale circostanza che in molti hanno già sperimentato in primavera. Ma ora c’è una differenza. "Le aziende, gli studi professionali e diverse tipologie di negozi resteranno aperti - dice una mamma fuori da una scuola della periferia nord di Milano - e tanti genitori fortunatamente continueranno a lavorare. Ai figli a casa però chi baderà? Non possiamo lasciarli ai nonni, che sono la fascia più fragile da tutelare, nè permetterci baby-sitter. Parecchi di noi saranno di fatto costretti a infrangere la legge". Sulla carta, le soluzioni ci sarebbero: in primis lo smart-working, che il Governo raccomanda fortemente alle aziende. In pochi mesi, il lavoro agile si è trasformato da tabù a abitudine consolidata ma "non tutte siamo impiegate". E non tutti hanno abitazioni dove conciliare studio e attività lavorativa in modo produttivo e dignitoso.

In secondo luogo, esiste il congedo parentale Covid-19 che ora il decreto Ristori allarga anche al caso dei figli costretti alla Dad - e non più alla sola quarantena sanitaria - estendendo da 14 a 16 anni l’età limite del minore. I genitori possono utilizzarlo purchè lavoratori dipendenti e sempre uno alla volta. Quel che non cambia è l’indennità, che resta ferma al 50% dello stipendio, azzerandosi qualora il figlio abbia 15 o 16 anni (in quel caso si conserva solo il diritto a non essere licenziati). Ma quante famiglie possono permettersi il dimezzamento di uno stipendio? Inoltre, denaro a parte, non c’è legge che aderisca perfettamente alle pieghe della realtà. Perché un conto è chiedere un congedo retribuito a una multinazionale o a un ente pubblico, un altro è farlo in una piccola ditta a gestione famigliare. Conseguenze e rischi sono comprensibilmente differenti. Non solo, c’è anche il caso di chi "come me e mia moglie, lavora in ospedale - racconta il papà di una bambina di seconda media - e in questo momento si vede bloccati ferie e permesse nonchè ribaltati regolarmente i turni per rispondere all’emergenza sanitaria. Non possiamo fare altro che assumerci questo rischio e affidarci alla maturità di nostra figlia, sperando che non le succeda niente. Altrimenti finiamo pure nei guai".