SIMONA BALLATORE
Cronaca

"La mia fiaba in lingua rom emoziona l’asilo"

Ersilia racconta la storia di Patrick, l’eroe con la roulotte, alla materna Monte Velino: mi piacerebbe scrivere libri

Ersilia Di Rocco

Milano - Si chiama “Mamma lingua“ e l’obiettivo è "seminare parole e racconti in tante lingue per veder germinare una comunità con maggiore integrazione" partendo dai più piccoli, dai 3 anni in su. Storie per tutti, nessuno escluso, raccontante ad alta voce non solo in italiano. "I bimbi italiani scoprono che esistono lingue differenti dalla propria, si sentono cittadini del mondo e si valorizza la lingua madre dei bambini con genitori stranieri, che a volte si sentono quasi “in imbarazzo” a impiegarla", spiegano i promotori del progetto, ricordando l’importanza della lettura a voce alta e che "esporre il bambino a più lingue, quella materna e quella del Paese che lo ospita, rafforza il suo senso di identità e aumenta la sua autostima". Mamma lingua, sotto l’ala di “Nati per leggere“, è approdata anche nella scuola dell’infanzia di via Monte Velino, nel quartiere Calvairate, con letture in francese, in ungherese ma anche con una favola scritta di penna da Ersilia Di Rocco, 35 anni, rom abruzzese. "Cesinec nì furà Patrick", "C’era una volta Patrick" che abitava in una roulotte. Comincia così la fiaba di Ersilia, che parla del riscatto di questo bimbo "buono di cuore" ma triste "perché i bimbi della sua classe non volevano giocare con lui". Patrick si trasformerà in un eroe ai loro occhi perché durante un terremoto convincerà tutti a ripararsi sotto la grande cattedra della maestra, rassicurandoli fino a quando la terra smetterà di tremare. "Ricordate bambini non tutti siamo dello stesso colore di pelle, ma come tutti abbiamo un cuore, due mani, due occhi e due piedi. Siamo tutti uguali non dobbiamo farci condizionare dai grandi o dalle voci della gente": la morale della fiaba.

«È stato emozionante – confessa al termine della lettura –, mi ascoltavano tutti concentrati anche quando leggevo nella mia lingua difficilissima per loro, che poi ho tradotto. In particolare mi ha colpito al cuore un bimbo, dalla carnagione scura come il Patrick della storia, che mi ha detto: ’Sai che è bellissima? Si rivedeva in lui". Ersilia l’ha scritta dalla sera alla mattina: quando la scuola materna ha lanciato il progetto sua cognata, che ha i figli che frequentano via Monte Velino, ha pensato a lei, che dispensa sempre favole a figli e nipoti. "Abito nel campo nomadi di via Bonfadini – racconta poi la sua storia di vita –, mi sono trasferita a Milano cinque anni fa per amore. E sono finita qui, con i miei due bimbi, di due anni e mezzo e 7 mesi, anche se speriamo di avere presto una casa. Ho dato ai protagonisti i nomi dei miei bambini. Credo che sia la prima volta, in tutto il mondo rom e sinti, che un genitore entri a scuola a raccontare una storia nella sua lingua. Mi è sempre piaciuto raccontare favole, spesso il nostro repertorio appartiene alla tradizione orale, non ci sono molti libri". Dall’esperienza nell’asilo milanese la scintilla: "Mi piacerebbe scrivere e pubblicare le mie favole in zingaro, ci proverò".