REDAZIONE MILANO

Fece a pezzi la vicina di casa. Ora la perizia psichiatrica. Domenico Livrieri, 46 anni, da tempo in cura, uccise Marta Di Nardo, 60: "Colpa dei miei parenti che non mi davano soldi. Mi serviva il bancomat"

Sarà una perizia psichiatrica a stabilire se Domenico Livrieri, 46 anni, era lucido nel momento in cui ha ucciso...

Domenico Livrieri, 46 anni, portato via dai carabinieri dopo il delitto

Domenico Livrieri, 46 anni, portato via dai carabinieri dopo il delitto

Sarà una perizia psichiatrica a stabilire se Domenico Livrieri, 46 anni, era lucido nel momento in cui ha ucciso la vicina di casa Marta Di Nardo, di 60 anni per poi depezzarla e nascondere il cadavere. Al momento resta in carcere e la sentenza che dovrà decidere la condanna è prevista per il 7 aprile. "Mi dispiace per quanto accaduto, per aver assassinato Marta con la quale avevo un buon rapporto. L’ho fatto perché volevo prenderle il bancomat e prelevare liberamente, l’ho colpita al collo con un coltello". Queste le sue parole dopo l’orrendo delitto. Livrieri, durante l’interrogatorio, ha poi fornito agli inquirenti della procura la carta per contestargli l’aggravante della rapina che gli ha impedito di chiedere il rito abbreviato e di ottenere perciò lo sconto di un terzo della pena.

Capace di intendere e volere? Lucido e mosso soltanto da malvagità? Quindi capace di stare rinchiuso in carcere o destinato a una Rems in cui scontare il probabile ergastolo?

La perizia terza aiuterà i giudici ad avere un quadro più chiaro. Da tempo Livrieri era in cura per una personalità borderline. Condotte, le sue, aggravate dall’abuso di alcol. Il delitto della sua vicina di casa lo ha confessato subito agli investigatori e poi lo ha confermato anche dopo al gip durante l’udienza di convalida. "Mi dispiace – ha aggiunto Livrieri – non è stata colpa mia se ho ucciso quella donna, ma dei miei familiari che non mi aiutano economicamente". L’assassino 46enne viveva da solo, alla scala C del caseggiato Aler di via Pietro Da Cortona 14 in zona viale Argonne, mentre la Di Nardo nella scala D. Al gip lui ha raccontato di averla conosciuta in un bar della zona e di avere sempre avuto con lei un rapporto di amicizia e assistenza reciproca: la donna gli preparava da mangiare e gli prestava denaro, stando almeno a quanto spiegato dallo stesso Livrieri.

La mattina dell’omicidio, il 4 ottobre dello scorso anno, lui l’aveva chiamata al telefono (alle 8.28: quella, come accertato in seguito, è stata la sua ultima conversazione) per restituirle 20 euro che le doveve. Lei le aveva fatto pressioni per riavere quel denaro.

Quindi la donna lo aveva raggiunto a casa. Sempre secondo quanto riferito dall’uomo, mentre erano seduti sul bordo del letto a conversare, lui aveva tirato fuori un coltello nascosto in precedenza sotto la coperta per poi sferrarle un fendente al collo mentre la donna era di spalle. "Quei venti euro mi servivano, non volevo restiturglieli", aveva detto.

Poi l’uomo aveva nascosto il corpo sotto il letto e lì lo aveva lasciato per una settimana, dopo aver pulito il pavimento dal sangue. Infine, la decisione di tagliarlo in due pezzi con la stessa arma del delitto. Il cadavere è rimasto in quel punto fino al sopralluogo dei carabinieri del 20 ottobre, quando l’assassino ha indicato agli investigatori dove trovarlo.

Anna Giorgi