
Caffè Binda
Milano, 19 maggio 2020 - Tavoli separati, barriere di plexiglas ovunque e barman con la visiera anti Covid. Un minuscolo virus venuto da lontano ha stravolto il mondo e, per accorgersene, basta fare un salto in un microcosmo d’elezione: il Bar Magenta. Un’istituzione meneghina, con 113 anni di storia, in una zona centrale come Cadorna, ieri ha finalmente riaperto con servizio al bancone e ai tavoli, dopo un lunghissimo lockdown durato oltre due mesi.
Da ieri la nuova normalità del Bar Magenta ha il volto un po’ ospedaliero del titolare, Paolo Marchesi, che all’ingresso ti accoglie indossando mascherina, guanti e visiera trasparente, come tutti i dipendenti. Un riflesso condizionato del suo passato da anestesista dell’ospedale San Raffaele? Macché, una questione di sicurezza: «È una misura di tutela ’rafforzata’ per i miei ragazzi – spiega Marchesi –. La visiera peraltro li fa un po’ respirare, consentendo di abbassare ogni tanto la mascherina». Fuori e dentro è tutto modificato.
L’entrata e l’uscita sono adesso rigidamente separati con tanto di segnaletica sul pavimento. Oltre a sottoporsi al rito dell’onnipresente dispenser igienizzante, appena varcata la soglia ti misurano la febbre col termometro a pistola. Il plexiglas è inflazionato, perché installato non solo alla cassa. Al bancone della caffetteria l’agognato espresso si consuma con il separé. E le barriere trasparenti ci sono anche al bancone dei cocktail e in alcuni tavoli, persino all’esterno, distanziati fra di loro un metro.
Scomparsa l’area centrale all’aperto dedicata al food perché i piatti, come il finger food per l’aperitivo, si preparano solo in cucina. Il buffet non tornerà per un pezzo. «Abbiamo cambiato pelle, ma la nostra anima è rimasta la stessa», assicura Marchesi. Dalle sette e mezzo del mattino, a varcare la soglia sono stati perlopiù gli affezionati del posto, in assenza di turisti e impiegati ancora in smart working. Chi può e non è paralizzato dalla paura, al rito della tazzina non ci rinuncia: «Nella ceramica il caffè ha tutto un altro sapore», dice un cliente mentre si gode il suo espresso. E ha ragione.
Niente plexiglas al bancone invece al Caffè Binda, nel quartiere popolare Barona: «L’abbiamo installato alla cassa, almeno al momento di servire il caffè non vogliamo barriere», spiega il proprietario Diego La Rosa. Qui la clientela non manca. Dove invece non si è visto nessuno è al Bar Lotto, sotto la metropolitana, aperto dalle 5 e mezzo del mattino. Bar fortunato prima del Coronavirus, quando veniva preso d’assalto dai milanesi prima di andare in ufficio. Ma ieri il passaggio è stato «pari a zero» a sentire il titolare Alberto Righetti che, disperato, ha chiuso per la prima volta in 18 anni a mezzogiorno.